XCIX
Dice che i venti e i ventagli possono temprar il caldo de la sua Donna, ma che la sua fiamma è senza refrigerio.
Per temprarne al bel seno, al chiaro viso,
Donna bella e gentile, estivo ardore,
Spargan le penne di più bel candore,
4I cigni di Meandro e di Cefiso;
E chi cento occhi del custode anciso
Dipinti ha ne le sue d'altro colore,
E l'ale proprie si dispogli Amore
8E si resti con voi ne l'ombre assiso.
E, se non basta ciò, Zefiro intorno
Spargendo gigli e rose in voi respiri,
11Et ondeggiar vi faccia il crine adorno.
Ma chi tempra quel foco e que' martiri,
Onde m'ardete voi la notte e 'l giorno,
14Se tutte fiamme sono i miei sospiri?
- 1a. «Per temprarne al bel seno»: non basta ch'il ventaglio co 'l quale si fa vento la sua Donna sia de l'ale di cigno e di pavone, ma dovrebbe esser de l'ali d'Amore. Potrebbe intendere allegoricamente per [4] «cigni» i poeti, per [5-6] «pavoni» i giovani superbi de la propria bellezza.
- 9a. «E, se non basta ciò»: se non bastano le cose artificiali, concorrono le naturali.
- 12a. «Ma chi tempra quel foco»: conchiude ch'al caldo de la sua Donna possono esser molti refrigeri trovati da la natura e da l'arte, ma al suo nessuno.