LXXII
Mostra d'essersi aveduto d'un nuovo amore de la sua Donna ne la pallidezza e ne' sospiri, ma di non sapere a punto quale egli si sia.
Io veggio, o parmi, quando in voi m'affiso
Un desio che v'accende et inamora,
A quel vago pallor che discolora
4Le rose e i gigli del fiorito viso;
E dove lampeggiava un dolce riso,
Languidi e rochi mormorar tal'hora
Odo i fidi messaggi, e l'aria e l'ora
8Ch'aura a punto mi par di paradiso
E ben io, vago di saper novella
De' secreti del core, il ver ne spio.
11Ma questo solo par che si riveli:
- Quel che ci move è giovenil desio,
Pur qual bellezza invoglia alma sì bella,
14Sola ella sa, che vuol ch'altrui si celi. -
- 1. «Io veggio, o parmi, quando in voi m'affiso»: conosco, o credo di conoscere, mentre vi rimiro, che sete inamorata.
- 3-4a. «A quel vago pallor che discolora | Le rose e i gigli»: la pallidezza è un de' segni de gli amanti, come disse HORATIO «Et tinctus viola pallor amantium», et a sua imitatione il PETRARCA: «Un color di viola, e d'amor tinto».
- 4b. «del fiorito viso»: ad imitatione di TEOCRITO che disse «fiorito colore».
- 5. «E dove lampeggiava un dolce riso»: ne la bocca.
- 7a. «Odo i fidi messaggi»: i sospiri.
- 9-10a. «E ben io, vago di saper novella | De' secreti del core»: i sospiri possono palesar l'amore, ma non così agevolmente questo, o quell'altro amore.