CLIX

Nel medesimo soggetto.

Quel dì, che la mia Donna a me s'offerse
Sotto mentite larve, ad arte incolta,
Non la conobbi in quella guisa involta
4Quando gli occhi leggiadri in me converse.
Ch'a lo splendor fui vinto, e no 'l sofferse
L'alma ch'in lei s'è trasformata e volta;
E l'alma luce in se medesma accolta
8Ne' suoi raggi s'ascose e ricoperse.
O pur Amor, che gli rivolge in giro,
Prese nove sembianze e novi inganni,
11Volle a me far sì come a gli altri ei suole.
Era finto l'andare e i passi e i panni,
E vera la vergogna, ond'io sospiro
14Me stesso e lei, che mi fè cieco al sole

  • 1a. «Quel dì»: rende la cagione per la quale non riconoscesse la sua Donna, ad imitatione di DANTE, il qual disse del sole: «Che per soverchio sua figura ciela». Et de l'anima beata, disse parimente ch'era ascosa ne la luce, «Com'animal di sua seta fasciato». Avvegnache la soverchia luce, non essendo la potenza proportionata a l'obietto, in qualche modo è cagione de le tenebre.
  • 9a. «O pur Amor»: dice che può esser uno de gli altri inganni d'Amore, il qual la seppe così artificiosamente celare.