LVII

Narra poeticamente come per guiderdone de l'amore gli fossero dati alcuni capelli avolti ne l'oro.

Amando, ardendo, a la mia Donna i' chiesi
Premio a la fede e refrigerio al foco,
Per cui piansi e cantai; hor fatto roco,
4Temo non siano i miei lamenti intesi.
Ella duo crini, ove i suoi lacci ha tesi,
E dove intrica Amor, quasi per gioco,
Mi diè ne l'oro avolti; e 'n picciol loco
8Grande incendio nascosto, io più m'accesi.
Facea il riso più bello il suo rossore,
e 'l suo rossore il riso, e 'n dolci modi
11Era stretto il mio cor d'ardenti nodi.
Io dissi: - Sotto l'auro è vivo ardore;
Ma, se non posso amar, s'ei non m'infiamma,
14Pur che viva l'amor, viva la fiamma. -

  • [1-2]. Contende co 'l gentilissimo et amoroso COTTA, poeta, fra' latini più moderni, di grandissima stima. Leggasi tutto quel suo dolcissimo henneasillabo: «Amo quod fateor meam Lycorim, | Ut pulchras iuvenes solent puellas. | Amat me mea, quod reor, Lycoris; | Ut bonae iuvenes amant puellae». Amava il Cotta et era riamato, com'egli credeva: nondimeno dimanda il premio, e doveva più tosto dimandare il segno: perchè 'l vero premio de l'amore, è l'amore. E forse non dimanda il maggior premio, ma praemiolum, ch'è un picciolissimo premio. Il Poeta, a l'incontro, non dimanda un picciol premio, ma assolutamente il premio, cioè d'essere amato, et insieme refrigerio al foco.
  • 5-7a. «Ella duo crini, ove i suoi lacci ha tesi, | E dove intrica Amor, quasi per gioco, Mi diè ne l'oro avolti»: il dono, ne l'uno e ne l'altro poeta è l'istesso: «[...] et capillum, | Qui pendens levibus vibratur auris, | Et formosa vagus per ora ludit, | Hunc secans trepida, implicansque in auro» etc. Il modo ancora co 'l quale si fa il dono, è il medesimo, perchè ne l'uno e ne l'altro si fa co 'l riso e co 'l rossore. «Ridebat simul, et simul pudebat» dice il COTTA.
  • 9-10a. «Facea il riso più bello il suo rossore, | E 'l suo rossore il riso» dice il Poeta, ma diversa è la conclusione: il COTTA non vuol arder, ma amare, cioè non vuol amare con passione: «Parce nam volo amare, non peruri». Il TASSO con maggiore affetto, conchiude [13-14]«E se non posso amar, s'ei non m'infiamma, | Pur che viva l'amor, viva la fiamma».