CXXXIV
Parla con Amore del suo fuoco uscito da un lauro et intende metaforicamente de l'amoroso desiderio nato da la bellezza di Laura.
- Con qual focil meraviglioso, Amore,
Il mio bel foco hai desto?
E di qual selce tratto il vivo ardore? -
- Nè ferro trasse il tuo vivace foco,
5Nè fuor di pietra ripercosso uscio,
Ma da la scorza d'un bel Lauro è nato. -
-E chi serba la fiamma in freddo loco?
O chi la tempra in guisa, o Signor mio,
Che non avampi l'arboscello amato? -
10- La Natura, non io, per nostro honore:
Suo miracolo è questo.
Io d'esca in vece l'avicino al core. -
- 1a. «Con qual focil»: perchè da la selce sfavilla il fuoco, al picchiar del focile, accennando forse che la sua Donna sia dura e fredda come una pietra.
- 5a. «Nè ferro trasse»: la risposta d'Amore, ne la quale egli dice ch'il suo fuoco non è tratto da ferro, cioè che 'l suo amore non è prodotto con molto sforzo de la persona amata.
- 6a. «Ma da la scorza»: «la scorza» è la parte esteriore e significa l'apparenza. È nato dunque per l'apparente cortesia.
- 7. «E chi serba la fiamma in freddo loco»: cioè l'amore nel suo petto, ch'è tutto freddo.
- 8a. «O chi la tempra in guisa»: ch'ella non s'inamori. Amore di nuovo risponde al dubbio del Poeta, e la risposta è fondata sovra una natural proprietà del lauro, del quale fregandosi insieme la scorza o i rami, suole uscire il fuoco, come scrive TEOFRASTO, e più ampliamente il MATTIOLO, ov'egli tratta di questa materia.