LXXIV
Al Po, essortandolo poeticamente a ricuperare la sua Donna, la qual era andata a Comacchio.
Re de gli altri superbo, altero fiume,
Che qualhor esci del tuo regno e vaghi,
Atterri ciò ch'opporsi a te presume,
4E l'ime valli e l'alte piagge allaghi,
Vedi gli Dei marini e 'l lor costume,
Gli Dei di nobil preda ogn'hor più vaghi,
Rapir costei, ch'era tua gloria e lume,
8Quasi il tributo usato hor non gli appaghi.
Homai solleva incontra il mar tiranno
I tuoi seguaci, e pria ch'ad altro aspiri,
11Racquista il sol, che qui s'annida e nacque.
Osa pur: chè mille occhi homai ti danno
Mille fiumi in soccorso, e i lor sospiri
14Gli potranno infiammar le rive e l'acque.
- 1. «Re de gli altri superbo, altero fiume»: parla al Po, cominciando da un de' versi del PETRARCA ad imitatione nondimeno di VERGILIO, il qual disse: «Fluviorum rex Eridanus».
- 2. «Che qualhor esci del tuo regno»: chiama «regno» il suo letto.
- 3. «Atterri ciò ch'opporsi a te presume»: parla de l'inondationi del Po, di cui VERGILIO: «Cum stabulis armentra trahit, etc.».
- 5a. «Vedi gli Dei marini»: finge che la sua Donna essendo ritenuta in Comacchio, città maritima, fu rapita da gli Dei del mare.
- 9-10a. «Homai solleva incontra 'l mar tiranno | I tuoi seguaci»: chiama «tiranno» il mare per la violenza, come HORATIO prima havea chiamato il vento. Può ancora haver riguardo a' versi d'HORATIO, ne' quali spesso è chiamato Nettuno.