XLII
Contro una Donna attempata, la quale prendendo importunatamente commiato haveva interrotto un bel trattenimento
O nemica d'Amor, che sì ti rendi
Schiva di quel, ch'altrui dà pace e vita,
E dolce schiera a' dolci giorni unita
4Dispergi e parti, e lui turbi et offendi;
Se de l'altrui bellezza invidia prendi,
Mentre i tuoi danni a rimembrar t'invita,
Chè non t'ascondi, homai sola e romita.
8e 'n humil cameretta i giorni spendi?
Chè non conviensi già tra le felici
Squadre d'Amor e tra 'l diletto e 'l gioco,
11In donna antica immagine di morte.
Deh, fuggi il sole, e cerca in chiuso loco,
Come notturno augel, gli horrori amici,
14Nè qui timor la tua sembianza apporte.
- 5. «Se de l'altrui bellezza invidia prendi»: come dice ARISTOTELE nel secondo de la Retorica, ov'egli tratta de l'invidia, coloro c'hanno posseduto alcun bene, sono invidiosi di coloro che 'l posseggono, e i più vecchi de più giovani, benchè propriamente l'invidia sia fra simili d'età.
- 6. «Mentre i tuoi danni a rimembrar t'invita»: cioè al danno irreparabile de la perduta bellezza et a la felicità del tempo passato, perchè «Nessun maggior dolore, | Che 'l ricordarsi del tempo felice | Ne la miseria, e ciò sa 'l tuo dottore».
- 9a. «Chè non conviensi già»: detto per soverchia passione.
- 12a. «Deh fuggi il sole»: assomiglia i vecchi a gli uccelli notturni et a quelli che portan cattivo augurio.