LXXXIX
Si duole d'una repulsa nel ballo e pensa di vendicarsi.
Mal gradite mie rime, in vano spese
Per honorar Donna leggiadra e bella,
Ch'altrui fedele, a me spietata e fella,
4Nega la man che già m'avinse e prese.
Aspre repulse, hor fia che tante offese
Sostenga, e celi hor questa ingiuria hor quella,
Nè scuota il giogo ancor l'anima ancella
8E non estingua le sue fiamme accese?
Dunque, s'amando i' parea già canoro,
Hor disdegnando sarò muto e roco,
11Nè d'armarne oserò lo stile e i carmi?
Chè queste ancor pungenti e fervide armi
Come quadrella son di lucido oro;
14Ma la superba hor se le prende a gioco.
- 1a. «Mal gradite mie rime»: volge il parlare a le sue rime, come fece il PETRARCA: «Ite rime dolenti al duro sasso». E l'uno e l'altro fu mosso da passione, nondimeno da passion diversa.
- 1b. «in vano spese»: perche gli erano negati premi leciti e que' favori che sogliono esser conceduti.
- 2a. «Per honorar»: rende la cagione per la quale amorosamente poetava, e mostra il fine del suo poetare.
- 5a. «Aspre repulse»: a differenza di quelle di Mad[onna] Laura, che furono «placide repulse».
- 5b-6. «hor fia che tante offese | Sostenga, e celi hor questa ingiuria hor quella»: cioè d'esser disprezzato, come amante e come poeta.
- 7a. «Ne scuota il giogo» intende il giogo de la servitù amorosa, il quale più volte havea scosso il PETRARCA, sì com'egli medesimo afferma: «Del bel giogo più volte indarno scosso».
- 8. «E non estingua le sue fiamme accese»: i suoi desideri.
- 9. «Dunque s'amando i parea già canoro»: l'Amore è poeta e musico e, come si ci legge appresso PLATONE, sa tutte le arti.
- 10. «Hor disdegnando sarò muto e roco»: lo sdegno et l'ira impediscono la voce.
- 11. «Nè d'armarne oserò lo stile e i carmi»: cioè «armar di sdegno», ad imitatione d'HORATIO, il qual disse: «Archilocus rabiae primus armavit | Jambos».
- 12-13. «Chè queste ancor pungenti e fervide armi | Come quadrella son di lucido oro»: PINDARO ancora chiamò i versi «saette», dicendo «[...] Πολλά μοι π᾿ ατηκῶνος ὠκεα βέλη· | Ἒνδον ἐντι φαρέτρας | φανᾶντα εσυνατοῖσιν».