XXXV

Tornò un'altra volta a mostrar lo specchio a la sua Donna, e descrive la sua bellezza e 'l compiacimento c'havea di mirarsi.

Chiaro cristallo a la mia Donna offersi,
Sì ch'ella vide la sua bella imago,
Qual di formarla il mio pensiero è vago,
4E qual procuro di ritrarla in versi.
Ella da tanti pregi e sì diversi,
Non volse il guardo di tal vista pago,
Gli occhi mirando e 'l molle avorio e vago,
8E l'oro de' bei crin lucidi e tersi.
E parea fra sé dir: - ben veggio aperta
L'alta mia gloria, e di che dolci sguardi
11Questa rara bellezza accenda il foco. -
Così, ben che 'l credesse in prima un gioco,
Mirando l'armi ond'io fuggij si tardi,
14De le piaghe del cor si fè più certa.

  • 1a. «Chiaro cristallo»: gentilmente accenna a la sua Donna, ch'egli non merita d'esserle men caro d'un bel cristallo dove si specchiava [2-3]. Imperochè l'imagine di lei non era formata men bella nel pensiero del Poeta, o ne suoi versi. Laonde, e per l'affetione intrinseca, e per l'opera esteriore, era meritevole de la sua gratia.
  • 5a. «Ella da tanti pregi»: «pregi» de la bellezza, disse il TASSO, come il PETRARCA havea detto «pregio d'onestà e di virtù».
  • 7b. «e 'l molle avorio e vago»: intende il petto, bench'i Latini dicano molle ebur, perch'egli è liscio et polito.
  • 9-10a. «E parea fra sè dir: Ben veggio aperta | L'alta mia gloria»: la «gloria» de la sua bellezza. Così disse il PETRARCA: «Questa eccellenza è gloria s'io non erro | Grande a Natura».
  • 10b. «e di che dolci sguardi»: s'invaghisce di se stessa, ma crede a lo specchio quello che non havea creduto a le parole de l'amante.