CXIV
Assomiglia il Poeta gli occhi infermi de la sua Donna a le stelle coperte da' nuvoli e da' vapori, e prega Amore che scacciando il male gli faccia sereni.
I chiari lumi, onde 'l divino Amore
In due zaffiri se medesmo accende,
Simili a quel che 'n cielo adorni ei rende,
4Hor nube copre di sanguigno humore.
Nube vaga e crudel, crudele ardore
Sì come è l'altro, onde purpureo splende
Alcun pianeta e 'n oriente ascende
8Che sparso è di rosato aureo colore.
Ma pur chi tinge il rugiadoso velo
De le terrene stelle, e 'l novo aspetto
11Che ci annuncia di mesto, e d'infelice?
Deh, se le gira Amor come suo cielo,
Ei le sereni, e queti il nostro petto
14La bella luce angelica e beatrice.
- 1a. «I chiari lumi»: gli occhi simili al zaffiro e del color del cielo, e per questa cagione vaghissimi a risguardare. «Zaffiri» furono ancora chiamati dal PETRARCA per la similitudine del colore, e «smeraldi», per la medesima, gli chiamò DANTE.
- 5a. «Nube vaga»: assomiglia il rossor de gl'occhi a le nubi vermiglie che si veggono la mattina ne l'oriente.
- 13a. «Deh, se le gira Amor»: affettuosamente desidera ch'Amor le risani e le ritorni ne la sua prima bellezza.