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Invita gli occhi a rimirar la sua Donna

Occhi miei lassi, mentre ch'io vi giro
Nel volto in cui pietà par che c'inviti,
Pregovi, siate arditi,
Pascendo insieme il vostro e 'l mio desiro.
5Che giova esser accorti, e morir poi
D'amoroso digiun, non satij a pieno,
E fortuna lasciar ch'è si fugace?
Questo sì puro e sì dolce sereno
Potria turbarsi in un momento, e voi
10Veder là guerra ov'è tranquilla pace.
Occhi mirate, hor che n'affida e piace
Il lampeggiar di bei lumi cortesi,
Con mille amori accesi,
Mille dolcezze senza alcun martiro.

  • 1a. «Occhi miei lassi»: ad imitatione di quella altra del PETRARCA la qual comincia nel medesimo modo, e ne l'istessa maniera è tessuta: in quella gli occhi sono persuasi a l'accortezza, in questa a l'ardire; in quella gli spaventa la crudeltà, in questa gli assicura la pietà.
  • 5. «Che giova esser accorti, e morir poi»: gli persuade a non perder l'occasione, perch'è miglior l'avvertenza che giovi, de l'accortezza che non sia giovevole.
  • 8. «Questo sì puro e sì dolce sereno»: con la metafora presa da l'aria e dal cielo, mostra quanto facilmente possano turbarsi gli occhi de la sua Donna.
  • 11a. «Occhi mirate»: per maggior affetto torna a pregar gli occhi che rimirino gli occhi de la sua Donna.
  • 12. «Il lampeggiar di bei lumi cortesi»: metafora presa dal cielo, il qual co' lampi suol predir il caldo e l'ardore de la state.
  • 13-14. «Con mille amori accesi, | Mille dolcezze senza alcun martiro»: scopre l'infermità amorosa di chi s'inganna ne la cognitione del proprio male, laonde è simile a quegli infermi che quanto meno s'avveggono, tanto sono più vicini al pericolo de la morte.