CIX

Assomigliando la sua Donna a l'aura, si lamenta ch'ella sia leggiera e fugace e nieghi di temprar il suo caldo amoroso, e desidera di riceverla almeno di passaggio.

L'aura, che dolci spirti e dolci odori
Porta da l'Oriente, ov'ella nacque,
Perchè tra verdi fronde e lucid'acque
4E fresche herbette spiri e lieti fiori,
E rinovi i suoi primi e vaghi errori
Lungo le rive, onde m'accese e piacque,
Mai ver me non si volse, e mal non giacque
8In parte ove temprasse i nostri ardori.
E se non è chi la ritenga o coglia,
Mentre si turba il sole e fa sereno,
11E mentre il bosco si riveste e spoglia,
Hor qui si desti mormorando almeno
Tra' vivi fonti e lauri, ov'io l'accoglia
14Nel suo passar veloce, e l'apra il seno.

  • 1-2a. «L'aura, che dolci spirti, e dolci odori | Porta da l'oriente»: gli odori nascono ne le parti caldissime de l'oriente. Ma 'l Poeta chiama «oriente» il luogo dov'è nata la sua Donna. O perchè l'assomiglia al sole et al vento che viene da quelle parte. O perchè ogni habitatione può essere orientale a rispetto d'una altra, come insegna TOLOMEO. Però tutte le provincie si dividono ne la parte orientale e ne l'occidentale.
  • 3a. «Perchè tra verdi fronde»: il vento prende qualità da' luoghi per li quali passa, laonde questo descritto dal Poeta doveva esser odoratissimo.
  • 5a. «E rinovi i suoi primi»: nel senso allegorico intende i diporti de la sua Donna. Nel letterale quegli del vento, che cominci a spirar ne le medesime parti e ne la medesima stagione.
  • 7a. «Mai ver me non si volse»: per sua sciagura.
  • 7b. «e mai non giacque»: per natura de l'aura, la quale è sempre in moto.
  • 9. «E se non è chi la ritenga o coglia»: descrive diverse stagioni de l'anno.
  • 12a. «Hor qui si desti»: ha risguardo a la favola di Cefalo descritta da OVIDIO, et le parole ch'egli stanco et affaticato solea dire chiamando l'aura. E son queste: «Aura, recordor enim, venia cantare solebam | Meque iuves intresque sinus, gratissima, nostros | Utque facis relevare velis, quibus urimur, aestus».