XIX
Loda la bellezza de la sua Donna, e particolarmente quella de la bocca.
Bella è la Donna mia, se del bel crine
L'oro al vento ondeggiar avien ch'io miri;
Bella, se volger gli occhi in vaghi giri,
4O le rose fiorir tra neve e brine.
E bella, dove poggi, ove s'inchine,
Dov'orgoglio l'inaspra a' miei desiri:
Belli sono i suoi sdegni, e que' martiri
8Che mi fan degno d'honorato fine.
Ma quella, ch'apre un dolce labro e serra,
Porta de' bei rubin, sì dolcemente,
11È beltà sovra ogn'altra altera et alma.
Porta gentil de la prigion de l'alma,
Onde i messi d'Amor escon sovente,
14E portan dolce pace, e dolce guerra.
- 1a. «Bella è la Donna mia»: mostra che la sua Donna è bella in tutti i modi, et ha belle tutte le parti, e che son belli parimente i suoi tormenti, cioè le sue amorose passioni, essendo per così bella cagione.
- 9-10. «Ma quella, ch'apre un dolce labro, e serra, | Porta di bei rubin»: chiama la bocca porta di rubini, havendo risguardo al vermiglio colore de le labra. Il PETRARCA l'ebbe a la bianchezza de' denti, quando egli disse: «Muri eran d'alabastro, e tetto d'oro, | D'avorio uscio, e fenestre di zaffiro, | Onde il primo sospiro | Mi giunse al core, e giungerà l'estremo». Perciochè in questo suo maraviglioso edificio, ch'egli allegoricamente descrive, la bocca era l'uscio e gli occhi le fenestre. FAVORINO similmente appresso STOBEO assomiglia la bocca a le porte in quelle parole «Quid enim aliud faciunt, qui ora mutuo tangunt quam animas coniungunt? Simodo corporis sui terminum transire possent, quod cum nequeant circa corpus veluti fores astare supplices videntur».
- 12. «Porta gentil de la prigion de l'alma»: altri chiamarono il corpo «sepolcro», perciochè σῶμα fu detto quasi σῆμα, altri «prigione», fra' quali il PETRARCA: «Aprasi la prigione ov'io son chiuso». Et altrove «Ne la bella prigione ond'hora è sciolta, | Poco era stata ancor l'alma gentile».
- 13-14. «Onde i messi d'Amor escon sovente | E portan dolce pace, e dolce guerra»: simili a que' versi tersi del PETRARCA «Indi i messi d'Amore armati usciro | Con saette e con foco, ond'io di loro, | Coronati d'alloro, | Pur come hor forse ripensando tremo».