XCV
Mostra di temer più le lusinghe che la crudeltà de la sua Donna.
Mentre soggetto al tuo spietato regno
Vissi, ove ricondurmi, Amor, contendi,
Via più de le procelle e de gl'incendi
4Temea pur l'ombra d'un tuo leve sdegno.
Hor, che ritratto il cor dal giogo indegno
L'arme ardenti de l'ira in van riprendi,
e 'n van tanti ver me folgori spendi
8Nè di mille tuoi colpi un fere il segno.
Vibra pur l'arme tue, faccia l'estremo
D'ogni tua possa orgoglio et honestate,
11Nulla curo io, se tuoni o pur saetti.
Così mai d'amor lampo, o di pietate
Non veggia sì che speme il core alletti,
14Che mansueta lei, non fera io temo.
- 1. «Mentre soggetto al tuo spietato regno»: chiama «spietato» o senza pietà il regno d'Amore, che prima havea chiamato «giusto», o per fare esperienza de l'ingegno, parlando d'una cosa istessa diversamente; o perchè la facoltà oratoria e la poetica, in quanto di lei partecipe e de le cose opposte, laonde è acconcia parimente a laudare et a biasimare; o perchè l'amante è sottoposto a contrarie passioni, secondo le quali ragiona diversamente. Nondimeno il Poeta in tanta diversità e quasi contrarietà d'affetti e di parole, dice d'esser «costante», come in quel luogo: «Nè trovarlo potrai da Battro a Tile | Più costante», imperochè la sua fermezza è costanza e virtù per tre cagioni: prima, per rispetto de l'anima, ne la quale è com'in soggetto imperochè l'anima, come dice PLATONE nel Quinto de la Republica, può muoversi e non muoversi ne l'istesso tempo come la sfera, la qual si volta attorno mentre è fissa nel suo centro. Adunque sta ferma co 'l centro e si muove con la circonferenza. Dapoi è costante, havendo risguardo a l'obietto, il quale essendo eterno non può essere mutabile. Ultimamente la costanza è considerata ne fondamenti de la virtù come quella quercia descritta da VERGILIO nel Quarto: «Ac veluti annosam valido cum robore quercum | Alpini Borae nunc hinc, nunc flatibus illuic, | Et vere inter se certant. It stridor, et alte | Consteruunt terram concusso stipite frondes; | Ipsa haeret scopulis, etc.».
- 6. «Vibra pur l'armi tue, faccia l'estremo»: mostra di temer la fraude più de la violenza, perchè, come dice ARISTOTELE nel terzo de l'Ethica, è più malagevole il resistere al piacer, ch'a l'ira.