CXLIX
Risponde al Si[gnor] Annibal Pocaterra.
L'aura soave, al cui spirar respira
E gioisce il tuo cor nel foco ardente,
La dolcezza, onde pasce Amor la mente,
4Indi sparge nel canto, e placa ogn'ira.
Nè mai figlia del Sol, che nasce e gira
Co 'l Padre, e more al suo cader sovente,
Sì placida ver noi de l'oriente
8Tra mille odori mormorando spira.
Ma se l'aura vital, l'aura serena
Che le procelle e le tempeste acqueta,
11E i vaghi accenti tuoi rende più chiari,
A me si volge, addolcirà la pena,
E faremo armonia dolente e lieta
14Di spirti dolci, e di sospiri amari.
- 1a. «L'aura soave»: cioè la Donna amata da lui, la qual con la dolcezza del canto temprava l'ardente amore di ciascuno.
- 5a. «Nè mai figlia del Sol»: chiama l'aura «figlia del Sole», perch'il sole attrahendo su l'essalationi de le quali si generano i venti, si può dir che sia la cagione efficiente che nasce e gira. Perchè molte volte alcuni venti si levano la mattina e cessano la sera doppo il tramontar del sole.
- 7-8a. «Sì placida ver noi da l'oriente | Tra mille odori»: perchè ne l'oriente nascono gli odori, o havendo risguardo al sito particolare per lo quale passava il vento.
- 9a. «Ma se l'aura»: loda la sua Donna sotto metafora, overo per [10]«tempeste e procelle» intende le passioni de l'animo che sono, come dice PETRARCA, «Venti contrari a la vita serena».