XXX
Chiede, quasi maravigliando, di quel che sia la bellezza; e mostra di non saperlo, ma di sentirne solo gli effetti.
Questa rara bellezza, opra è de l'alma
Che vi fa così bella, e 'n voi traluce
Qual da puro cristallo accesa luce?
4È sua nobil vittoria, e quasi palma?
O gloria od arte, e magistero è d'alma
Natura? O don celeste, o raggio e duce
Ch'al vero Sole, onde partì, conduce,
8Et aggravar no 'l può terrena salma?
Le sembianze, i pensier, gli alti costumi
Tutti paion celesti; e s'io n'avampo
11Non par ch'indi mi strugga e mi distempre.
Lontano io gelo, et ombre oscure e fumi
Par ch'io rimiri; in così dolci tempre
14De' begli occhi me illustra il chiaro lampo.
- [1]. Chiede, quasi dubitando, quel che sia la bellezza; e 'l primo dubbio è intorno a l'opinione di PLUTARCO, il qual disse (che per difetto del testo greco habbiamo scritte qui le parole latine): «Pulchritudo corporis opus est animae gratificantis ei decus formae». La qual opinione adduce prima, accennando, che la sua Donna era più gratiosa, come si dice, che bella, o più bella d'animo, che di corpo.
- 4. «E sua nobil vittoria, e quasi palma»: questa è opinione di PLOTINO, il quale estimò che la bellezza non fosse altro che vittoria de la forma sopra la materia: perchè vincendo a l'incontro la materia, nascerebbono i mostri.
- 5-6. «O gloria, od arte, e magistero è d'alma | Natura? O don celeste, o raggio e duce»: «arte de la Natura», disse, ad imitatione di DANTE, il qual primo havea detto: «Lo motor primo a lui si volge lieto | Sovra tante arte di natura». Ma da tutti i Platonici prima fu detto «Natura artifex», o come noi parliamo, «Maestra Natura». Hora, lasciando la consideratione de le parole da parte, in questo quaternario dubbita se la bellezza sia opera de la natura, o dono d'Iddio e raggio de la Divinità, come estimano i Platonici, e par che s'appigli più a questa opinione. La chiama ancora [6] «duce», perch'ella riconduce al cielo per quella via ch'è detta Metodo resolutiva.
- 9-10a. «Le parole, i pensier, gli alti costumi | Tutti paion celesti»: da l'apparenza la giudica celeste.
- 10b-11. «e s'io n'avampo | Non par ch'indi mi strugga e mi distempre»: da gli effetti apparenti conchiude ch'ella sia divina.
- 13b. «in così dolci tempre»: se non produce amor divino, almeno produce amor di virtù.