XXXI

Si duole d'uno impedimento e d'una interpositione che cerchi di spaventarlo e gli minacci infedeltà.

Non fra parole e baci invido muro
Più s'interpose, o fra sospiri e pianti;
O mar turbato a duo infelici amanti
4Quando troppo l'un fece Amor securo;
O nube, ch'a noi renda il ciel meno puro
E la notturna e bianca luce ammanti,
O terra, che le copra i bei sembianti,
8O luna, che ne faccia il sole oscuro;
O dolor d'altro intoppo, a' suoi pensieri
Rotto nel mezo il volo, alcun sostenne,
11Perchè volar più non presuma o speri,
Quanto io di quel, ch'a' miei troncò le penne;
E ben che sian di lor costanza alteri,
14Par che nel pianto d'affondarli accenne.

  • [1-14]. Raccoglie in questo sonetto molti impedimenti ne l'amore de gli amanti e molte altre interpositioni, e conchiude che niuna apportò mai tanto dolore o tanta oscurità, quanto quella de la quale egli si lamentò, la quale egli non dice espressamente qual fosse: ma si può credere che si dolesse per la privatione de la vista de la sua Donna, più che per altra cagione. Ma se non fu privatione, certo non furono senza privatione i principi de la sua amorosa infelicità.
  • 1-2. «Non fra parole e baci invido muro | Più s'interpose, o fra sospiri e pianti»: vuole intendere del muro, che divideva Piramo e Tisbe, come racconta OVIDIO ne le Trasformationi. Ma leggi la favola del Padre de l'Autore.
  • 3-4. «O mar turbato a duo infelici amanti | Quando troppo l'un fece Amor securo»: gli infelici amanti sono Leandro et Hero, de'quali l'uno assicurato d'Amore, passò il mare tempestoso, e vi restò alfine sommerso: leggi MUSEO tra' Greci, OVIDIO fra' Latini, et BERNARDO TASSO tra' Toscani.
  • 5. «O nube, ch'a noi renda il ciel men puro»: seguono in questo quaternario tre altre interpositioni: di nube, che ricopra il Cielo e le stelle; di terra, la quale è cagione de l'eclipsi di luna; di luna da cui procede l'ecclipsi del sole.
  • 9a. «O dolor d'altro intoppo»: di rete, o d'altro, ch'impedisca il volo a gli augelli.
  • 12. «Quanto io di quel, ch'a' miei troncò le penne»: mostra per dissimile cagione, di temer caso simile a quello d'Icaro.