CXXI

Questo sonetto con l'altro accompagnano un libro de' madrigali dedicato a la S[ignora] Laura.

In queste dolci et amorose rime,
Laura, vedrete il vostro lauro impresso,
Più caro de la palma e del cipresso,
4E d'ogn'altro, ch'al Cielo alzò le cime.
E non è pianta che si pregi e stime,
Tanto in Parnaso o lungo il bel Permesso,
Ne su le rive del suo fiume istesso,
8Tanto ei piacea ne le sembianze prime.
E verdeggia di lui selva sì bella
Che m'invaghisce, e choro amico e lieto
11In compagnia d'Amor vi canta a l'ombra
Che fa d'un ramo la maggior facella;
E 'l vago et odorifero laureto
14Io vi consacro, che 'l mio core ingombra.

  • 1. «In queste dolci, et amorose rime»: «dolci» per la qualità de versi e per l'arte usata dal Poeta; «amorose» le chiama per la materia d'amore, de la qual si tratta.
  • 2. «Laura, vedrete il vostro lauro impresso» cioè il vostro nome, o voi medesma, ch'allegoricamente sete significata nel lauro.
  • 3a. «Più caro de la palma»: il prepone a due alberi famosissimi, ma l'uno simbolo de la vittoria, l'altro de la morte, quasi volendo accennare che senza lei, l'una gli sarebbe poco men dura de l'altra.
  • 5a. «E non è pianta»: ha risguardo a l'eccellenza di questo lauro.
  • 7a. «Ne su le rive»: accenna la tavola de la sua trasformatione.
  • 9. «E verdeggia di lui selva sì bella»: è preso dal PETRARCA: «solo da un lauro tal selva verdeggia».
  • 10b. «e choro amico e lieto»: è simile a que' versi del medesimo poeta: «Ma Ninfe e Muse, a quel tenor cantando».
  • 12. «Che la d'un ramo la maggior facella»: accenna la proprietà del lauro, di cui appresso ragioneremo.
  • 13. «E 'l vago et odorifero laureto»: chiama «laureto» la poesia amorosa, o i pensieri amorosi che germogliando a guisa d'alberi il muovono a poetare.