XL
Dice che partendosi da la sua Donna, non potrà vedere o imaginar cosa ch'agguagli la dolcezza d'un suo sdegno, o la bellezza d'un suo disprezzo.
Se mi trasporta a forza ov'io non voglio,
Mia fortuna che fa cavalli e navi,
Che farò da voi lunge, occhi soavi,
4Benchè tal'hor vi turbi ira et orgoglio?
Vedrò cosa giamai, che 'l mio cordoglio
E tante pene mie faccia men gravi?
O starò solo, ove s'inondi e lavi
8Verde colle, ermo lido e duro scoglio?
Tu pensier fido, e tu sogno fallace,
Fronte mi formerai tanto serena,
11O 'n lieto riso sì amorosa pace,
O Ninfa, o Dea, sovra l'incolta arena?
Se non val ciò ch'in altri alletta o piace,
14Dolce un suo sdegno, un bel disprezzo a pena.
- 2. «Mia Fortuna che fa cavalli e navi»: così il PETRARCA: «…hor fa cavalli, hor navi | La fortuna al mio mal sempre più presta».
- 7a. «O starò solo»: partendosi da un luogo mediterraneo, andava ad una città maritima.
- 9. «Tu pensier fido, e tu sogno fallace»: contraposti, perche l'uno e l'altro suole ingannarci, ma il sogno più tosto.
- 12. «O Ninfa, o Dea, sovra l'incolta arena»: ad imitatione di que' versi di PETRARCA: «Hora in forma di Ninfa, hor d'altra Diva | Che dal più chiaro fonte di Sorga esca».