XLVI
Prega Amore che non voglia percuotere il delicato petto de la sua Donna d'egual ferita, ma di dolcissima piaga amorosa.
Se la saetta, Amor, che 'l lato manco
M'impiaga in guisa ch'io languisco a morte,
Fosse dolce così com'ella è forte,
4Direi: - Pungi, Signor, il molle fianco, -
Chè di pregar e di seguir m'ha stanco,
Mentre fugge costei per vie distorte.
Ma temo, oimè, che per malvagia sorte
8Ella non pera, hor ch'i' son frale e manco.
Deh, goda, prego, al dilettoso male,
E tinta in soavissima dolcezza
11Sia la ferita e quel dorato strale.
A me quanto è di grave e di mortale;
Dà mille gioie a lei, se pur disprezza
14Gioir l'alma gentil di piaga eguale.
- 3. «Fosse dolce così»: «Dolci son le quadrella, ond'Amor punge».
- 4. «Direi: Piaga, Signore, il molle fianco»: cioè quel de la sua Donna.
- 5. «Chè di pregar e di seguir m'ha stanco»: «chè» in vece di perchè, come in quel luogo: «Ch'i bei vostr'occhi, Donna, mi legaro».
- 6b. «per vie distorte»: dimostra la difficultà di seguirla, non fuggendo per via diritta, come aviene a' cacciatori che seguono le fiere.
- 9. «Deh goda, prego, al dilettoso male»: cioè d'Amore. Così il PETRARCA: «O viva morte, o dilettoso male».
- 14. «Gioir l'alma gentil di colpo eguale»: cioè d'amar egualmente, o di sentir egual diletto in amore.