CLXXII
Parlando con Amore dice che l'amor honesto non dee esser celato, ma solamente il lascivo.
Huom di non pure fiamme acceso il core,
Che lor ministra esca terrena immonda,
Chiuda il suo foco in parte ima e profonda,
4E non risplenda il torbido splendore.
Ma chi infiammato di celeste ardore
Purga il pensier in viva face e 'n onda,
Non è ragion che le faville asconda
8Senza parlar, nè tu 'l consenti, Amore.
Chè s'altri, tua mercè, s'affina e terge,
Vuoi ch'il mondo il conosca, et indi impare
11Quanto in virtù di que' begli occhi hor puoi.
E s'alcun pur il cela, insieme i tuoi
Più degni fatti in cieco oblio sommerge,
14E de l'alte tue glorie invido appare.
- 1a. «Huom di non pure fiamme»: fiamme «non pure» chiama, per traslatione, l'amor non legitimo, non sincero, non honesto.
- 2. «Che lor ministra esca terrena immonda»: «esca» e nutrimento de l'Amore sono i pensieri lascivi.
- 3a. «Chiuda il suo foco»: il suo desiderio nel cuore. Simile a quello: «Quando giunge per gli occhi al cor profondo».
- 4. «E non risplenda il torbido splendore»: cioè non si mostri a segno alcuno la perturbatione de l'animo: imperochè il fuoco d'amore perturbato da l'essalationi de la carne è simile a la fiamma mescolata co 'l fumo.
- 5. «Ma ch'infiammato di celeste ardore»: d'Amor celeste: perchè due sono gli Amori, come abbiamo detto.
- [6]. «D'ogni macchia mortal [si purga e monda]»: perchè al fuoco et a l'acqua si conviene il purgare. Laonde convenevolmente assomiglia l'animo che ne l'amor si purifica, a l'oro, che s'affina nel fuoco.
- 9. «Che s'altri, tua mercè»: l'amor virtuoso si dee manifestar per buono essempio.
- 14. «E de l'alte tue glorie invido appare»: chiama «glorie» d'Amore gli hinni, gli encomi e le laudi de' poeti, e forse per Amore intende la sua Donna, come intese il PETRARCA: «Più volte Amor m'havea già detto: Scrivi, | Scrivi quel che vedesti in lettre d'oro». Laonde a lei converte affettuosamente il parlare.