LI
Scrive ad un suo amico, il quale l'incitava a risguardare molte leggiadre Gentildonne ch'erano in una grande e lieta festa, ch'egli non lascerà mai d'amar la sua Donna, nè s'invaghirà d'altra.
Non sarà mai, ch'impressa in me non reste
L'imagin bella, o d'altra il cor s'informe,
Nè che là, dove ogn'altro affetto dorme,
4Novo spirto d'amor in lui si deste;
Nè men sarà, ch'io volga gli occhi a queste
Di terrena beltà caduche forme,
Per desviar i miei pensier da l'orme
8D'una bellezza angelica e celeste.
Dunque perchè destar fiamme novelle
Cerchi dal falso e torbido splendore
11Che 'n mille aspetti qui vago riluce?
Deh sappi homai che spente ha sue facelle
Per ciascun altra e strali ottusi Amore,
14E che sol nel mio Sole è vera luce.
- 1-2a. «Non sarà mai, ch'impressa in me non reste | L'imagin bella»: conserverò memoria perpetua de la bellezza de la mia donna, perochè ne la memoria si conserva l'imagine de le cose sensibili a guisa di pittura, come dice ARISTOTELE.
- 2b. «o d'altra il cor s'informe»: se tutte le forme de le cose vedute s'imprimono nel senso comune e ne la fantasia, egli per non ricordarsene, giamai non mirerà altra bellezza.
- 3. «Nè che là, dove ogni altro affetto dorme»: così il PETRARCA: «E destavasi Amor là dove hor dorme». Ma il dormire d'Amore, per mio aviso, non è altro che la potenza e la dispositione de l'animo ad amare: perochè il destarsi è l'atto, come si raccoglie da DANTE che disse: «Tosto, che dal piacer in atto è desto».
- 5a. «Nè men sarà»: dichiara quello c'habbiam detto di sopra, cioè ch'egli non riguarderà l'altre.
- 9. «Dunque perchè destar fiamme novelle»: novo amor concupiscibile.
- 10. «Cerchi del falso e torbido splendore»: cioè de la bellezza sensibile, ad imitatione del BEMBO, il quale prima havea detto: «Usato di mirar forma terrena | Sino a questi anni, e torbido splendore».
- 12. «Deh sappi homai che spente ha sue facelle»: imita Monsignor DE LA CASA, dov'egli dice: «Per altra have ei quadrella ottuse e tarde».