CXLV

Si duole che la Gelosia habbia contaminata la dolcezza e la soavità ch'egli sentiva ne l'amare.

Quel puro ardor, che da i lucenti giri
De l'anima immortale in me discese,
Sì soave alcun tempo il cor m'accese
4Che nel pianto gioiva e ne' sospiri.
Come minacci Amor, come s'adiri,
Quali sian le vendette e quai l'offese,
Per prova seppi allhor, nè più s'intese
8Che beassero altrui pene e martiri.
Hor ch'empia Gelosia s'usurpa il loco
Ove sedeva Amor solo in disparte
11E fra le dolci fiamme il ghiaccio mesce,
M'è l'incendio noioso, e 'l dolor cresce
Sì ch'io ne pero, ahi lasso: hor con quale arte,
14Se temprato è dal gel, più m'arde il foco?

  • 1. «Quel puro ardor, che da i lucenti giri»: «puro» chiama il suo amore, perch'era amor de la bellezza de l'anima, e da lei cagionato. «Lucenti giri» de l'anima son detti gl'occhi ad imitatione di PLATONE, il qual disse nel Timeo: «Principio Dij figuram capitis ad rotunditatem mundi finxere, in eoque; duos illos animae divinos circuitus statuerunt».
  • 3a. «Sì soave alcun tempo»: cioè mentre fa puro et acceso da la bellezza de l'animo o solamente, o principalmente.
  • 5a. «Come minacci Amor»: dimostra d'haver fatta esperienza de le passioni amorose.
  • 9. «Hor ch'empia Gelosia s'usurpa il loco»: cioè il cuore o la mente.
  • 11a. «E fra le dolci fiamme»: chiama «fiamme» i desideri amorosi e [11b] «ghiaccio» il timore o il sospetto de la gelosia.
  • 12a. «M'è l'incendio noioso»: cioè l'amare ardentissimamente.
  • 13a. «ahi lasso»: si meraviglia come la gelosia possa accrescer l'amore.