LXXIII
Ne l'andata de la sua Donna a Comacchio, invita poeticamente le Ninfe ad honorarla.
Cercate i fonti e le secrete vene
De l'ampia terra, o Ninfe, e ciò ch'asconda
Di pretioso il mar, ch'intorno inonda
4I salsi lidi e le minute arene.
E portatelo a lei, che tal se 'n viene,
Ne la voce e nel volto, a l'alta sponda,
Qual vi parve la Dea che di feconda
8Spuma già nacque, o pur vaghe Sirene.
Ma di coralli e d'or, di perle e d'ostri
Qual don sarà, che per sì schivo gusto,
11Paga di se medesma, ella non sdegni?
Se non han pregio i vostri antichi regni,
O straniero o natio, che 'n spatio angusto
14Ella molto più bello in sè no 'l mostri?
- 1-2a. «Cercate i fonti, e le secrete vene | De l'ampia terra, o Ninfe»: poetica descrittione de' fiumi e de le miniere.
- 2b-3a. «ciò ch'asconda | Di pretioso»: l'oro, l'argento, i coralli e le perle e l'altre cose ch'Egli dichiara appresso.
- 5. «E portatelo a lei, che tal se 'n viene»: l'assomiglia nel volto a Venere, ne la voce a le Sirene.
- 7-8. «Qual vi sembrò la Dea che di feconda | Spuma fuor nacque»: intende di Venere.
- 9a. «Ma di coralli e d'or»: loda poeticamente la bellezza de la sua Donna, nella quale paiono raccolti insieme tutti i doni de la natura.