LVIII

Dice che fra gli infiniti colpi de la nemica Fortuna, a pena è conosciuto quello d'Amore.

Fra mille strali, onde Fortuna impiaga
Il mio cor sì, che per ferita nova
Spatio non resta, oimè, loco ritrova
4Cara d'Amor saetta, e cara piaga.
Ne l'alma ancor de la salute è vaga,
Chè se ben ella di sanar fa prova
Ogni altro colpo, hor d'inasprir le giova
8Quella dolce percossa e se n'appaga.
Ma sì chiusa e secreta in sè la serba
Ch'Amore stesso ancor non se n'accorge,
11Nè fra ben mille colpi il suo discerne.
Lasso, e Fortuna che le pene interne
Non vede e sol di pianto i rivi scorge,
14Sua stima l'opra, e se 'n va più superba.

  • 1a. «Fra mille strali» mirabil cosa è ch'Amore il quale è nato d'otio e di lascivia humana, nutrito di pensier dolci e soavi, trovi luogo alcuno tra noiosi pensieri de l'animo, i quali il Poeta chiama piaghe de la Fortuna. Saettano dunque in lui per farlo infelice, Amore e la Fortuna, quasi duo arcieri in un solo bersaglio. Ma le saette de la Fortuna son molte, cioè molte sono l'aversità, e uno solamente è l'amore, o una solamente è la percossa d'Amore.
  • 5. «Nè l'alma ancor de la salute è vaga»: ciascuno mal volentieri patisce l'aversità: ma l'amore è infermità voluntaria, e gli sfortunati vorrebbono divenir fortunati, ma gli amanti non torrebbono d'esser non amanti.
  • 7b-8. «e d'inasprir le giova | Quella dolce percossa»: l'inasprir le passioni amorose è una medicina et un modo di ricuperar la sanità, s'egli è fatto debitamente, ma essendo fatta altrimenti, accresce l'infermità; cioè il pensar a la crudelità de la Donna, con intentione di liberarsi da l'amore, è cagion di salute. Ma il compiacersi d'alcun atto crudele, con speranza di maggior premio, o di piacere, o gloriarsi della sofferenza amorosa, accresce l'infermità de gli amanti.
  • 9. «Ma sì chiusa e secreta in sè la serba» il pensiero è così secreto, ch'Amore non se n'avede, cioe la sua Donna.
  • 11. «Ne fra ben mille colpi il suo discerne»: non può creder ch'uno sventurato sia amante. Concetto assai simile a questo si legge ne l'Interpretatione del Sig[nor] LORENZO DE' MEDICI.
  • 12a. «Lasso, e Fortuna»: non è vinto da la Fortuna, ma da l'Amore. E la Fortuna si gloria di quella vittoria, che non è sua propria.