CXXIII

Descrive la bellezza di due leggiadre donzelle, il cantare a vicenda e poi insieme.

Io mi sedea tutto soletto un giorno,
Sotto gli ombrosi crini
Di palme, abeti e pini,
E così ascoso udia
5Lauretta insieme e Lia,
Nel solitario horrore.
Due vaghe ninfe, appresso un chiaro fonte,
Tra l'herbe fresche e i lucidi ruscelli,
Ambe a cantare, et a risponder pronte,
10Come di Primavera i vaghi augelli,
Ambe vidi con lunghi aurei capelli,
Ambe soavi il riso,
Bianche e vermiglie il viso,
Ambe nude le braccia;
15Nè so qual più mi piaccia,
Chè par ciascuna un fiore.
L'una diceva a l'altra: - Amor possente
È più di fera in selva e più del foco,
Più che nel verno rapido torrente.
20Amor si prende il mio languire in gioco,
Ond'io cerco temprarlo a poco a poco,
Ch'arder già non vorrei
Con tutti i pensier miei,
Ma sol scaldarmi alquanto;
25Nè tempra amaro pianto
Il mio sì lungo ardore. –
E l'altra gli rispose: - Amor soave
E più, ch'aura non suol di fronda in fronda,
Quando non spinge al porto armata nave,
30Ma sol fa tremolare i giunchi e l'onda;
E via più dolce d'ogni humor, ch'asconda
O stilli o foglia o canna,
Più di mel, più di manna.
E sol di lui mi doglio,
35Ch'arde men, ch'io non voglio,
In poca fiamma il core. -
E poi diceano insieme: - O sia co 'l freno,
O sia con legge o senza, Amor felice
Sol può far Donna che l'accoglia in seno,
40E s'ella il fa palese, e se no 'l dice.
E sì come ogni fior da sua radice,
E di fontana il rio,
Di bellezza il desio,
La dolcissima voglia
45Si deriva e germoglia:
Dunque viva l'amore. -

  • 1a. «Io mi sedea»: descrive il suo otio, e 'l luogo eletto al suo riposo.
  • 2. «Sotto gli ombrosi crini»: per metafora intende le fronde, come si intende in quel verso: «Spiegò chioma d'April tenero bosco».
  • 5. «Lauretta insieme e Lia»: allegoricamente sono prese per la poesia, la quale è la medesima con la filosofia, e per l'attione, cioè per la vita contemplativa e per l'attiva.
  • 9. «Ambe a cantare, et a risponder pronte» e imitatione di quel luogo di VERGILIO: «Arcades ambo | Et cantare pares, et respondere parate». E ciò dice peraventura, perchè la poesia par diletto comune, e quasi comune studio de la vita speculativa e di quella ch'è posta ne l'attione.
  • 17a. «L'una»: cioè Lauretta, desidera che l'amore sia temperato perchè'l soverchio affetto par che impedisca la contemplatione.
  • 27a. «l'altra»: loda la dolcezza d'Amore, forse perchè la vita attiva è più affettuosa de la contemplativa.
  • 37. «E poi diceano insieme» s'accordano ultimamente nel lodar l'amore, il quale è desiderio di bellezza, a differenza de l'altro che non ha obietto. La ballata è fatta ad imitatione d'una di Guido CAVALCANTE, antico poeta toscano, per la sua forma humile e dimessa molto, atta nondimeno a ricevere ogni dolcezza, ogni soavità et ogni gratia de la poesia amorosa.