CLXI
Descrive la sua Donna la quale portava la maschera attaccata ad un velo di cui era vestita.
Nudo era il viso, a cui s'aguaglia in vano
Opra di Fidia o già per fama intesa
Quella, a cui vita fu la fiamma accesa,
4E nuda ancor la bella e bianca mano.
Et ella dir parea: - Dal Ciel sovrano
Per meraviglia sono a voi discesa
E l'imagine porto al vel sospesa,
8Perc'ho in vece di larva, aspetto humano.
E per temprare i raggi e 'l vago ardore
Chiudea gli occhi et apriva, et era in tanto
11Cortese il sonno, e più cortese Amore.
Cortese il suo bel velo e 'l caro guanto;
Nè sol cortese, ma pietoso il core
14Ne l'altrui riso: hor che sarà nel pianto?
- 1-2a. «Nudo era il viso, a cui s'aguaglia in vano | Opra di Fidia»: statua di Fidia, fra le quali è celebratissima quella di Minerva fatta in Atene.
- 2b-3a. «o già per fama intesa | Quella»: traspositione; «quella» è intesa per fama, et intende il Poeta de la statua di Prometeo.
- 5a. «Et ella dir parea»: pareva che dicesse «sono una Dea, la qual porto questa humanità in vece di maschera», bastando il volto de gli huomini a coprir la verità senza altra larva. Descrive un vaghissimo atto de la Gentildonna, la qual mostrava d'haver sonno, e spesso serrava gli occhi e poi li riapriva.
- 12. «Cortese il suo bel velo, e 'l caro guanto»: perchè l'uno lasciava scoperti gli occhi, l'altro la mano.
- 13. «Nè sol cortese, ma pietoso il core»: era pietà il non voler ingannevolmente prender d'amore l'anime vaghe de la sua bellezza.