XV
Loda gli occhi de la sua Donna, dicendo che son di purissimo lume come il cielo, la cui fiamma non arde e non consuma, e mossi da Amore come da loro intelligenza.
Del puro lume, onde i celesti giri
Fece, e 'l sole e le stelle il Mastro eterno,
Formò i vostri occhi ancora, et al governo
4Vi pose Amor perchè gli informi e giri.
E solo un raggio che di lor si miri,
Lunge sgombra da noi la notte e 'l verno
De gli affetti terreni, e 'l foco interno
8Di leggiadri v'accende alti desiri.
La fiamma fra gli spirti a lei sembianti
E non consuma i nostri cori o sface,
11Ben che purghi le voglie impure e miste.
Non è tema, o dolor, che mai n'attriste,
Serena è come voi la nostra pace,
14E son pianti di gioia i nostri pianti.
- 1a. «Del puro lume»: gli occhi, come vuole ARISTOTELE, sono di natura d'acqua, e ciò era necessario per ricever le specie de le cose sensibili, dovendosi far la vista per cotal ricevimento, altri portarono opinione che ne la vista si mandassero fuori i raggi. E, come dicono, «Visus fieret per extromissionem radiorum». E tra gli altri DEMOCRITO estimò che gli occhi fossero di natura di fuoco, avendo risguardo ai raggi. Questa opinione fu seguita da' poeti: ma il Poeta dice che se gli occhi de la sua donna sono di fuoco, non è di questo fuoco elementare, ma di quel celeste, il quale è purissimo.
- 3b-4. «et al governo | Impose Amor perchè gli informi e giri»: pone Amore ne gli occhi de la sua Donna, come una intelligenza, e tocca l'opinione d'alcuni filosofi che l'intelligentie «Non solum assistent, sed informent».
- 5. «E solo un raggio che di lor si miri»: paragona gli occhi al sole da gli effetti che fanno ne gli animi nostri di scaldare e d'illuminare.
- 9. «La fiamma fa gli spirti a lei sembianti»: cioè sottili e chiari et ardenti, havendo risguardo a quel verso di PETRARCA «Nè de l'ardente spirto».
- 10. «E non consuma il nostro core o sface»: è proprietà del fuoco celeste, il quale è sommità de l'altro, come dichiara SIMPLICIO ne' libri del Cielo.
- 14. «E son pianti di gioia i nostri pianti»: i nostri pianti nascono d'allegrezza, nè sono amari come le lagrime prodotte dal dolore, per testimonianza de' medici e del sig[nor] LORENZO DE' MEDICI.