CVI
Descrive il levarsi del sole e de la sua Donna e la stagione e 'l luoco dove habitava.
Dove nessun teatro o loggia ingombra
La vista lieta del notturno cielo,
L'aura si mostra senza benda o velo,
4Sì come stella suol che nulla adombra.
Ma quando l'alba poi la notte sgombra,
E sveglia l'aura e me, ch'avampo e 'l celo,
E si sparge per l'aria il dolce gelo
8E cantan gli augelletti insieme a l'ombra,
Le sorge incontra in più serena fronte
E desta Amor, che ne' bifolci inspira
11Desio di canto più sonoro e vago.
E se talhor si specchia in fiume o 'n fonte
II Sol, ne l'onde tremolar non mira
14Sì bella mai la ripercossa imago.
- 1-2. «Dove nessun teatro, o loggia ingombra | La vista lieta del notturno cielo»: quasi l'altissime fabriche siano impedimento non solo a veder la sua Donna, ma a contemplar le bellezze del cielo e de la natura, ad imitatione del PETRARCA: «Qui non palazzi, non teatro o loggia, | Ma 'n lor vece un abete, un faggio, un pino | Tra l'herba verde, e 'l bel monte vicino, | Ove si scende poetando, e poggia | Levan di terra al ciel nostro intelletto». Nè men chiaramente in que' versi di DANTE: «Chiamavi il cielo, e 'ntorno vi si gira | Mostrandovi le sue bellezze eterne».
- 3. «L'aura si mostra senza benda o velo»: questo pare un principio di nuovo amore, perch'erano rimossi tutti gl'impedimenti di contemplar l'una e l'altra bellezza.
- 5. «Ma quando l'alba poi la notte sgombra»: accenna quello che da gli altri poeti toscani più ampiamente è stato espresso in questa lingua: «Mortalis visus pulchrior esse deo».
- 10a. «E desta Amor»: nel medesimo tempo si destano il sole, la sua Donna et Amore.
- 12. «E se talhor si specchia in fiume o 'n fonte»: comparatione de lo specchio del sole a quello della sua Donna.
- 14b. «la ripercossa imago»: l'imagine che più risplende ne l'acque per la reflessione de' raggi, i quali riflettendosi sogliono moltiplicare. Così VERGILIO nell'ottavo de l'Eneide: «Sicut aquae tremulum labris, ubi lumen aenis | Sole repercussum, aut radiantis imagine Lunae».