XLIV

Parla co 'l suo core e 'l consiglia a far ritorno alla sua Donna.

- Donde ne vieni, o cor timido e solo,
Così tutto ferito e senza piume? -
- Da que' begli occhi, il cui spietato lume
4Le penne m'infiammò ne l'alto volo. -
- Torna al suo petto, hor questo ingombra il duolo,
Nè scacciato da lei raccor presume. -
- Non posso, nè volar ho per costume
8Senza quell'ali ond'io mi spatio a volo. -
- L'ale ti rifaranno i miei desiri,
Anzi pur tuoi, che 'l tuo piacer le spiega. -
11- E savien che non m'oda, o che s'adiri? -
- Batti a le porte, e chiama e piangi e prega.
- Già m'ergo, e mi son aure i miei sospiri,
14E morrò s'ella è sorda, o s'ella il niega. -

  • 2. «Così tutto ferito e senza piume»: ha risguardo a quel verso: «Sì tolte l'eran l'ale, e 'l gire a volo». E per [4]«volo» intende l'altezza de' pensieri, che per diffidenza nata da l'orgoglio de la sua Donna haveva quasi lasciati.
  • 5a. «Torna al suo petto»: simile a quello: «Mio, perchè sdegno ciò ch'a voi non piace». Per [8] «l'ali» intende gli instinti, come habbiam detto, o le virtù.
  • 9. «L'ale ti rifaranno i miei desiri»: il desiderio di piacer a la sua Donna, essendo cagione che tu divenga virtuoso, è cagione in conseguenza de l'altezza de tuoi pensieri.
  • 12a. «Batti a le porte»: già s'è detto quali sian quelle porte a le quali soglion batter gli amanti.