CLXIX
Dimostra i diversi fini ch'egli ha havuti nel cantare e nel piangere.
Cantai già lieto, e ricercai nel canto
Gloria più cara a me che l'oro a Mida;
Hor piango mesto, e 'n dolorose strida
4Chiedo pietà via più d'honore e vanto.
Donna, che se mai piangi il dolce pianto
Accende Amor, bench'ei vi scherzi e rida,
E tra rugiade e fior lieto s'assida
8A l'ombra d'un bel velo e d'un bel manto,
De' begli occhi una stilla a le mie rime
Sarebbe caro pregio, alta ventura,
11Ond'elle ancor n'andriano altere e prime.
Chè pianta non distilla ambra sì pura
Nè freddo monte in su l'alpestre cime,
14Sì bel cristallo e pretioso indura.
- 1a. «Cantai già lieto»: ad imitatione del PETRARCA, il qual disse: «…Cantai, hor piango», et in ciò gli è simile; dissimile in quel che segue: «….e non men di dolcezza | Dal pianger prendo, che dal canto io presi». La cagione de la diversità sono i diversi obietti, propostisi dal Poeta. Cioè nel canto la gloria e nel pianto la pietà, la qual si manifesta col pianto. Però chiede quasi per premio del suo pianto de la sua Donna, antiponendolo al cristallo et a l'elettro.