LXV
Dice a la sua Donna che quando ella sarà vecchia, non rimarrà d'amarla.
Quando havran queste luci e queste chiome
Perduto l'oro e le faville ardenti,
E l'arme de' begli occhi, hor sì pungenti,
4Saran dal tempo rintuzzate e dome,
Fresche vedrai le piaghe mie, nè come
In te le fiamme, in me gli ardori spenti;
E rinovando gli amorosi accenti,
8Alzerò questa voce al tuo bel nome.
E 'n guisa di pittor, che 'l vitio emende
Del tempo, mostrerò ne gli alti carmi
11Le tue bellezze in nulla parte offese.
Fia noto all'hor, ch'a lo spuntar de l'armi,
Piaga non sana, e l'esca un foco apprende
14Che vive quando spento è chi l'accese.
- 1. «Quando havran queste luci, e queste chiome»: «questa» si dà a cosa vicina. Così disse il PETRARCA intendendo de gli occhi de la lingua latina, cioè di Marco Tullio e di Virgilio: «Questi son gli occhi de la lingua nostra».
- 2. «Perduto l'oro e le faville ardenti»: rende a ciascuna cosa il suo proprio: cioè l'«oro» a le chiome, le «faville» a gli occhi.
- 3a. «E l'arme de' begli occhi»: ad imitatione del PETRARCA, come s'è detto altre volte: «L'arme tue furon gli occhi, onde l'accese | Saette usciron d'invisibil foco».
- 5-6. «Fresche vedrai le piaghe mie, nè come | In te le fiamme, in me gli ardori spenti»: «piaghe» et «ardori» chiama i desideri e le passioni amorose; «fiamme» et «armi» le bellezze de la sua Donna.
- 8. «Alzerò questa voce al tuo bel nome»: imitatione del PETRARCA: «Perchè la voce al tuo nome rischiari».
- 9. «E 'n guisa di pittor, che 'l vitio emende»: in guisa di pittore che dipingendo altrui giovene, ricopra i difetti de la vecchiezza.
- 12-13a. «Fia noto all'hor, ch'a lo spuntar de l'armi, | Piaga non sana»: è imitatione del PETRARCA: «Piaga per allentar d'arco non sana», imperochè non sempre al cessar de le cagioni cessano gli effetti. Ma questa regola patisce qualch'eccettione.