XII
Loda gli occhi de la sua Donna
Sete specchi di gloria, in cui riluce
Eterno raggio d'immortal bellezza,
Occhi leggiadri e lucide fenestre,
E chiari fonti ancor di pura luce,
Da cui descende rio d'alta dolcezza,
Non come fiume di montagne alpestre.
E rote, e sfere, anzi celesti segni,
E soli da scacciar nebbia di sdegni.
S'illuminate voi l'oscura mente,
Occhi voi sete, occhi non già, ma lumi;
e 'l seren vostro, è 'l mio novo oriente,
E l'horror si dilegua, e l'ombra e i fumi
Fuggon, luci, da voi, luci serene,
Ch'accendete desio d'alti costumi.
Luci e lumi, il cui raggio al cor se 'n vene,
E 'n lui, come farfalla, arde la spene.
- 1. «Sete specchi di gloria, in cui riluce»: poco diversamente il GUIDICCIONE: «Fidi specchi de l'alma, occhi lucenti». Oltre a ciò gli occhi fra le cose corporali sono come fra l'intellegibili la mente: ma la mente da san BASILIO e da gli altri è assomigliata a lo specchio. Dunque gli occhi ancora per metafora possono chiamarsi «specchi».
- 3b. «lucide fenestre»: così il PETRARCA: «O alte, o belle, o lucide fenestre, | Onde la via d'entrare in sì bel corpo | Trovò colei che tutto il mondo attrista». E prima di lui LATTANTIO FIRMIANO: «Mors per sensoria tanquam per fenestras».
- 4. «E chiari fonti ancor di pura luce»: assomiglia gli occhi al sole, il quale da poeti è detto fonte di luce.
- 7-8. «E rote, e sfere, anzi celesti segni, | E soli da scacciar nebbia di sdegni»: «rote e sfere e soli» sono chiamati per la figura e per lo splendore. E questo luogo è da la difinitione primo fra tutti gli altri: benchè paia ch' insieme gli lodi da gli effetti in quelle parole «da scacciar nebbia di sdegni», metafora simile a quella usata da EURIPIDE nella Medea«νέφος οἰμωγῆς».
- 9-10. «S'illuminate voi l'oscura mente, | Occhi voi sete, occhi non già, ma lumi»: dopo il luogo de la defintione, usa l'altro da l'ethimologia o nota.
- 11. «E l'horror si dilegua, e l'ombra e i fumi»: luogo da gli effetti.
- 16. «E 'n lui, come farfalla, arde la spene»: luogo del simile.