LXXX
Dice di predir la sua fortuna nel volto de la sua Donna, come il nocchiero ne l'aspetto de le stelle.
Come il nocchier da gli infiammati lampi,
Dal sol nascente, o da la vaga luna,
Da nube che la cinga, oscura e bruna,
4O che d'intorno a lei sanguigna avampi,
Conosce il tempo in cui si fugga e scampi
Nembo o procella torbida importuna,
O si creda a l'incerta aspra fortuna
8Il caro legno per gli ondosi campi;
Così nel variar del vostro ciglio,
Hor nubilo hor seren avien ch'io miri,
11Hor segno di salute, hor di periglio.
Ma stabile aura non mi par che spiri;
Ond'io sovente prendo alto consiglio,
14E raccolgo le vele a' miei desiri.
- 1a. «Come il nocchier»: assomiglia l'amante, il quale moderi l'affetto con la ragione, al nocchiero, imperochè l'intelletto sta al governo de l'animo non altrimenti che 'l nocchiero a quel de la nave.
- 1b. «da gli infiammati lampi»: numera alcuni de' segni da' quali si vuol far giudicio de la serenità, o de la pioggia, de la tranquillità o de la tempesta. Come dice ampiamente VERGILIO, nel primo de le Georgica: «Luna revertinies cum primum colligit ignes: | [...] | Maximus agricolis pelagoque parabitur imber | At si virgineum suffuderit ore pudorem, | Ventus erit; ventus semper rubet aurea Phebae». E poco appresso, del sole: «Sol quoque et exoriens et cum se condit in undas | Signa dabit; solem certissima signa sequentur». Conosce il tempo de la tranquillità o de la tempesta, come habbiam detto.
- 9. «Così nel variar del vostro ciglio»: applica la comparatione.
- 12a. «stabile aura»: certo favor di Fortuna.
- 13. «Ond'io sovente prendo altro consiglio»: spesso egli delibera di ritirarsi da l'amore.