XXIII
Dice che essendo vinto dal dolore, gli apparve in sogno la sua Donna e lo racconsolò.
Giacea la mia virtù vinta e smarrita
Nel duol ch'è sempre in sua ragion più forte,
Quando, pietosa di sì dura sorte,
4Venne in sogno Madonna a darle aita.
E ristorò gli spirti, e 'n me sopita
La doglia a nova speme aprì le porte;
E così ne l'imagine di morte
8Trovò l'egro mio cor salute e vita.
Ella, volgendo gli occhi in dolci giri,
Parea che mi dicesse: - A che pur tanto,
11O mio fedel, t'affligi e ti consumi?
E per che non fai tregua a' tuoi sospiri,
e 'n queste amate luci asciughi il pianto?
14Speri forse d'haver più fidi lumi?
- 1a. «Giacea la mia virtù»: «Giacer» si prende sempre in cattiva parte appresso il PETRARCA, come osserva l'oppositore del Caro ne la Replica. Qui si prende per argomento di soverchia debolezza. I medici dicono «giacere la virtù».
- 2. «Nel duol ch'è sempre in sua ragion più forte»: il PETRARCA disse: «e da la morte in sua ragion sì rea», quasi alcuno sia reo usando ragione: volle forse intender de la morte naturale, che si distingue da la violenta: «Aequo tamen pulsat pede | Regum turres, et pauperum tabernas | Beate Sesti». Et questa equità è la sua ragione, come accennò il PETRARCA in un altro luogo, dicendo «Chi le disaguaglianze nostre adegua». Ma par che sia più tosto una sorte di giustitia correttiva, poi ch'ella non ha risguardo a' meriti de le persone. Il Poeta attribuì la ragione a la morte in un altro luogo, che si troverà appresso. In questo, al dolore, volendo significare che 'l suo dolore non fosse violento, ma ragionevole. Gli Stoici portarono opinione ch'ogni dolore fosse «malus, et praeter naturam». Ma i Peripatetici, e particolarmente ALESSANDRO, estimavano altrimenti, perch'alcuni dolori sono convenienti e ragionevoli, come il dolersi de' vitij de l'amico, e de la morte del padre. Si potrebbe tra questi annoverar la penitenza, ch'è dolor de' propri peccati. Il Poeta si dolea per l'infermità de la sua Donna, e perch'era lontano da lei. Però questo dolore era ragionevole, ma forte ne l'usar la sua ragione.
- 5b-6a. «e 'n me sopita | La doglia»: metafora presa dal fuoco, che resta occulto sotto le ceneri.
- 7. «E così ne l'imagine di morte»: il PETRARCA chiama il sonno parente de la morte, VERGILIO similissimo de la morte. Et a questa imitatione disse il Poeta [7] «E così ne l'imagine di morte».
- 11a. «O mio fedel»: [così] il PETRARCA: «Fedel mio caro [...] | [...] | dice, e cose altre d'arrestare il Sole».
- 12. «E per che non fai tregua a' tuoi sospiri»: elocutione del PETRARCA similmente: «Non ho mai tregua di sospir co 'l sole».