CXLI
Narra come facendo prova d'estinguer uno amore, n'habbia acceso uno altro e racceso il primo similmente.
L'incendio, onde tai raggi uscir già fore,
Rinchiuso è ben, ma in nulla parte spento,
E per nova beltà ne l'alma sento
4Svegliarsi un novo, inusitato ardore.
Serve indiviso a due tiranni il core;
A' vari oggetti è un pensier fermo e intento,
E per doppia cagion doppio è 'l tormento:
8Chi mai tai meraviglie udio d'Amore?
Lasso e stolto già fui, quando conversi
Incontra 'l Ciel l'armi di sdegno, e volsi
11Trionfar di colui che sempre vinse.
Chè s'allhora un sol giogo io non soffersi,
Hor due ne porto; e s'un lacciuolo i' sciolsi,
14Quegli ordio novo nodo, e 'l vecchio ei strinse.
- 1. «L'incendio, onde tai raggi uscir già fore»: chiama «incendio» l'Amore e «raggi» i segni d'Amore e le dimostrationi come le poesie e l'altre sì fatte.
- 3a. «E per nova belta»: descrive il principio d'un nuovo amore, e fu questo soggetto trattato da OVIDIO ne gli Amori in quella elegia la qual comincia [d.].
- 5a. «Serve indiviso»: era il principio de l'amore, però il cuore, quasi regno de l'Amore, non era ancora diviso.
- 6a. «A' vari oggetti»: uno non di numero ma di specie, amoroso come l'altro, o pur di genere o d'analogia.
- 7. «E per doppia cagion doppio è il tormento»: nondimeno questa non pare maraviglia, ma chi la considera sottilmente è grandissima, perchè l'amor suole diminuir per la divisione, e l'uno suole esser quasi trastullo de l'altro, come si raccoglie da que' versi «Ubi tu Pamphilum, ego Phedriam».
- 9a. «Lasso e stolto ben fui»: dimostra come questi amori non fossero per elettione, ma quasi fatali, seguendo il costume de gli altri amanti, i quali danno la colpa a le stelle et al fato de gli errori de la propria volontà, non si ricordando di que' versi: «Qual colpa è de le stelle | O de le cose belle», e di quegli altri: «Il Cielo i nostri movimenti initia | Non dirò tutti, ma posto ch'io il dica | Lume v'è dato a bene, et a nequitia, | E libero voler, che s'affatica».