XCVI
Assomiglia se stesso al cervo e la sua Donna al veltro et a l'arciero.
Quanto in me di feroce e di severo
Fece Natura, io tutto in un raccoglio,
E per mostrarmi in volto aspro e guerriero
4Et armarne i sembianti, il cor ne spoglio.
Tal per selva n'andò, qual io gir soglio,
Cervo con fronte minacciosa altero,
E non asconde in sè forza ed orgoglio,
8Ma del veltro paventa, e de l'arciero.
E ben temo io chi morde, e chi saetta;
E quanto ella il timor, ch'ascondo in seno,
11Tarda a scoprir, tanto a morire io tardo.
Cela, Amor, la paura, a te soggetta
Sia l'alma pur, ma non vietar ch'almeno,
14Se chiede il cor mercè, la nieghi il guardo.
- 1-2a. «Quanto in me di feroce, e di severo | Fece natura»: intende gli affetti de la parte irascibile e de la ragionevole.
- 2b. «io tutto in un raccoglio»: cioè io restringo insieme per timidità, perciochè in questa passione il sangue si ristringe intorno al core.
- 3-4. «E per mostrarmi in volto aspro e guerriero | Et armarne i sembianti, il cor ne spoglio»: ne la vergogna aviene contrario effetto. Si mostrava adunque il Poeta vergognoso d'amare.
- 5a. «Tal per selva n'andò»: assomiglia Amore a l'arciero, il suo desiderio al veltro, se medesimo al cervo che teme la ferita, come al cervo ferito s'assomigliò il PETRARCA: «E qual cervo ferito di saetta | Co 'l ferro avelenato dentro al fianco».
- 12a. «Cela Amor la paura»: conversione ad Amore.