C
Mostra di non poter ricoprire le fiamme amorose.
Vuol, che l'ami costei, ma duro freno
Mi pone ancor d'aspro silentio. Hor quale
Havrò da lei, se non conosce il male,
4O medicina, o refrigerio almeno?
E come esser potrà, ch'ardendo il seno
Non si dimostri il mio dolor mortale,
Nel risplender di fiamma a quella eguale
8Ch'accende i monti in riva 'l mar Tirreno?
Tacer ben posso, e tacerò. Ch'io toglia
Sangue a le piaghe, e luce al vivo foco,
11Non brami già: questa è impossibil voglia.
Troppo spinse pungenti a dentro i colpi
E troppo ardore accolse in picciol loco:
14S'apparirà, Natura e sè n'incolpi.
- 1. «Vuol, che l'ami costei, ma duro freno»: chiama «freno» il silentio e la riverenza, come prima haveva fatto il PETRARCA in persona di Laura, dicendo «Talhor ti vidi tali sproni al fianco | Che dissi qui convien più duro morso».
- 2b-3a. «Hor quale | Havrò da lei»: si duole che la sua Donna non voglia conoscere il male per non dargli la medicina.
- 9a. «Tacer ben posso»: «Chiusa fiamma è più ardente» disse il PETRARCA, ma il Poeta con l'esempio d'Ischia, di Vesuvio e d'altri luoghi sì fatti, afferma esser impossibile che stia nascosta.
- 12a. «Troppo spinse pungenti»: si scusa che per soverchio di passione non può tenere occulto l'amore.