LXVIII
Dice che 'l mondo non ha maggior maraviglia del crine de la sua Donna, ma si duole ch'a pena si veda là verso la sera.
Perch'altri cerchi, peregrino errante,
La bella Europa ove il dì poggi o 'nchini,
Meraviglia maggior de' biondi crini
4Non vide ancora, o di sì bel sembiante.
Ne là dove indurossi il vecchio Atlante,
O l'Asia inalza i monti al ciel vicini;
Nè fra suoi lumi ancor, lumi divini,
8Benchè si mostri il sol nel suo levante.
Ma se pur veggio fiammeggiar tra loro
Due volte il giorno l'amorosa stella,
11Perch'una voi sì tardi in terra honoro?
E ben vincete e questa luce e quella;
E se mostraste al sole i capei d'oro,
14Fareste vergognar l'Alba novella.
- 1-2a. «Perch'altri cerchi, peregrino errante, | La bella Europa»: è imitatione di MENOFILO DAMASCENO di cui si leggono alcuni versi appresso STOBEO: «Europam Africam et Asiam omnem peregrans | Miracula infinita, egregiadum erroribus angor varijs, et molestijs | Tale autem Iubar nunquam inspexi nec in Olimpo».
- 9a. «Ma se pur veggio»: havendo paragonato le chiome de la sua Donna a' lumi celesti, si lamenta che la stella di Venere appaia inanzi al nascer del sole, e dapoi ch'egli è tramontato: e la sua Donna mostra i suoi capelli solamente verso la sera. Conchiudendo poeticamente, che se gli mostrasse la mattina, farebbe vergognar l'alba.
- 10a. «due volte il giorno»: perchè in un giorno medesimo la medesima stella appare la mattina e la sera, come fu opinione d'OLIMPIODORO ne la Meteora, e de l'interprete ch'egli cita, il qual disse che solamente la stella di Venere si poteva chiamare orientale et occidentale, perch'in un giorno medesimo può apparire mattina e serotina, per così dire. E fu prima opinione di CALLIMACO in que' versi: «Hesperum diligunt. Eoum odio habent | Ita et Veneris sydus eoum, et occiduum est | Eoum quidem quia prius solem ortum facit. | Hesperium rursus quoniam etiam ab ocasu solis terris affulget». Questa opinione ha voluto seguire il Poeta, quantunque il FRACASTORO ne' suoi Homocentrici porti molto diversa opinione, dicendo «Utraque vicissitudo praecedendi solem, ac insequendi novem mensibus sit, diebus 23». TOLOMEO nondimeno nel suo Almagesto, vuole che quando Venere è nel principio de' Pesci, da l'orto matutino al suo occaso vespertino, sia quasi il tempo di duo giorni.