CLXIV
Ne l'infermità e ne la convalescenza de la sua Donna.
Roche son già le cetre e muti i cigni
Al languir vostro, e secco il lauro e 'l mirto,
E con languidi rai pallide stelle,
E l'alba in manti oscuri od in sanguigni;
E più si duole ogni gentile spirto,
E son discordi i venti e le procelle,
E par ch'aspetti di sì breve guerra,
Il cielo un novo sole, un fior la terra.
Ride la terra e ride il ciel sereno,
E rota il sol via più lucenti raggi,
E l'imagine bella appar ne l'onde;
E rallentando i fiumi al corso il freno,
Cessan l'ire de' venti e i fieri oltraggi,
Per ch'alloro non perda o ramo o fronde;
E con la vostra pace, ha pace in tanto
Il mare e l'aria, e tregua il duolo e 'l pianto.
- 1a. «Roche son già le cetre»: con la vostra infermità le cose de l'arte e de la natura insieme sono peggiorate, quasi il mondo si doglia del vostro male. È detto affettuosamente perchè tutte le cose giudichiamo co 'l nostro affetto.
- 9a. «Ride la terra»: ne la salute ricuperata descrive i contrari effetti, imitando que' poeti c'hanno descritte simili maraviglie, per la presenza e per l'absenza de la sua Donna, perchè la morte è una sorte d'absenza, sì come la vita di presenza. Ma particolarmente imita TEOCRITO ne l'ottavo Idillio. I versi imitati son questi: «Παντᾶ ἔαρ, παντᾶ δἔνομοὶ παντᾶ δἓ γάλαχτος | Οὔθατα πλήθουσιν, χαὶ τὰ νέα τρεφεται, | Ἕνθ᾿ ἁ καλὰ παῖς σπινίοσεται αι δ᾿ Θυαφέρπη | Χ᾿ ὠποιμαν᾿ ξηρὸς τιωόθι, χαί βοταναι».