CLXXIX

Lodando il Sig[nor] Fabio Gonzaga, mostra di spaventarsi de l'altezza de le sue lodi e di quelle che convengono a la casa Gonzaga.

Fabio, io lunge credea col basso ingegno
Sovra me stesso in voi lodando alzarmi,
Et agguagliar co' più lodati carmi
4Quel valor che di fama eterna è degno.
Ma più d'appresso, hor più sublime segno
E la gloria veggio io d'imprese e d'armi,
A cui alzarsi devrian metalli e marmi,
8Non c'humil laude. E tal s'havrebbe a sdegno.
Così maggior si scopre antica torre
Od alto monte, a chi vicino il guarda,
11E poggiar non vi puote huom lento e carco.
Però si ferma al periglioso varco
Del vostro honor la penna, e no 'l trascorre,
14Già leggiera e veloce, hor grave e tarda.

  • 3. «Et agguagliar co' più lodati carmi»: leggasi il Panegirico d'ISOCRATE, nel quale quel eccellentissimo oratore dimostra come a lo scrittore si convenga, nel lodare, agguagliare con l'oratione la grandezza de le cose lodate.
  • 5a. «Ma più d'appresso»: tutte le cose si dimostrano maggiori per la vicinanza.
  • 10a. «Od alto monte»: allude al monte Olimpo, impresa del Duca Federico [Gonzaga], avolo di questo nobilissimo cavaliero.