XLVII
Dice a la sua Donna d'esser acceso da la sua beltà nella maggiore asprezza del verno.
Quel, d'eterna beltà raggio lucente,
Che v'infiora le guance e gli occhi alluma
In questa nubilosa e fredda bruma,
4Scalda la mia gelata e pigra mente.
E sveglia al core un desiderio ardente
Onde, qual novo augel che l'ale impiuma,
Volar vorrebbe, e quasi leve piuma,
8Quinci il pensier, quindi il voler ei sente.
E voleria, dove le stelle e 'l sole
Vedria vicine, e co' soavi giri
11Fra sè l'agguaglieria de gli occhi vostri.
Ma perchè ella tal'hor, comete e mostri
D'horribil foco e nembi in ciel rimiri,
14Pur alto intende, e si confida e vole.
- 1. «Quel d'eterna beltà raggio lucente»: cioè la nostra bellezza, la quale è raggio de la divina.
- 2a. «Che v'infiora le guance»: tre conditioni son considerate ne la bellezza, come dice il FICINO nel Convito: proportione di membra, grandezza e soavità di colori. Il Poeta tocca l'ultima: non perchè l'altre manchino, ma perch'essendo questa più variabile, è maggior maraviglia che non patisca mutatione.
- 3. «In questa nubilosa e fredda bruma»: congiunge insieme due effetti mirabili, e se tali non fossono, ma naturali, co 'l modo del dire gli fa parer maravigliosi: l'uno ne la sua Donna, cioè ch'ella habbia le guance fiorite nel più freddo verno, come quello «O fiamma, o rose, sparse in dolce falda». L'altro, in se medesimo, che più s'accenda ne la più fredda stagione, come quell'altro: «Tremo al più caldo, ardo al più freddo cielo».
- 6. «Onde, qual novo augel che l'ale impiuma»: del mettere de l'ali, leggi il Fedro di PLATONE, e 'l Messaggiero de l'AUTORE medesimo.
- 9-10a. «E voleria, dove le stelle e 'l sole | Vedria vicine»: cioè sovra questo mondo corrottibile e soggetto a la varietà.
- 10b-11. «co' soavi giri | Fra sè l'agguaglieria de gli occhi vostri»: dimostra la costanza de la sua Donna e de la sua bellezza.
- 12. «Ma perch'ella tal'hor»: non si spaventa per prodigi, et allegoricamente intende le minaccie.
- 14. «Pur alto intende, e si confida, e vole»: l'appetito o la volontà segue (come dice il discreto Latino) la cognitione de l'intelletto.