CXVI

Nel medesimo soggetto. Loda maravigliosamente la bellezza de la sua Donna.

Languidetta beltà vinceva Amore,
Bench'egli sì possente e forte sia;
E se tanto potea mentre languia,
Quanto hor potrà, ch'acquista il suo vigore?
5O pudica beltà, ch'invitta sei,
E vincitrice ancor d'huomini e Dei,
Un tuo breve languir Natura appaga,
Per che dopo il languir ti fa più vaga.

  • 1a. «Languidetta beltà»: mirabil forza de la bellezza che possa vincere Amore ne la sua languidezza.
  • 2a. «Bench'egli sì possente»: accresce le lodi de la bellezza vincitrice, accrescendo quelle d'Amore, ch'è il vinto. Luogo usato per lodare la virtù de' vincitori prima da HOMERO che da alcun altro, il quale assi spesso lodò i Troiani perch'erano stati vinti da' Greci, e particolarmente Hettore, accioche la virtù d'Achille, da cui agevolmente era superato, apparisse maravigliosa a ciascuno.
  • 3a. «E se tanto poeta»: argomento dal meno al più, fatto similmente con l'interrogatione.
  • 5. «O pudica beltà, ch'invitta sei»: a differenza de l'impudica, la quale è vinta da Amore, chiama la bellezza «pudica invitta».
  • 6a. «E vincitrice»: ma accrescendo, perchè gran loda è il non esser vinto, grandissima il vincere coloro che de gli altri son vittoriosi.
  • 7a. «Un tuo breve languir»: perchè l'infermità sono naturali, e s'elle son brevi, non diminuiscono la bellezza.
  • 8a. «Per che dopo il languir»: affetto del Poeta.