LXIV
Mostra di sperare che 'l tempo debba far le sue vendette contra la sua Donna, in guisa ch'ella ne la vecchiezza debba pentirsi d'haverlo sprezzato e desiderar d'esser celebrata da lui.
Vedrò da gli anni, in mia vendetta ancora,
Far di queste bellezze alte rapine;
Vedrò starsi negletto e bianco il crine
4Che la Natura e l'arte increspa e dora.
E su le rose, ond'ella il viso infiora,
Spargere il verno poi nevi e pruine:
Così il fasto e l'orgoglio havrà pur fine
8Di costei, ch'odia più chi più l'honora.
Sol penitenza all'hor di sua bellezza
Le rimarrà, vedendo ogn'alma sciolta
11Da gli aspri nodi suoi, ch'ordia per gioco.
E se pur tanto hor mi disdegna e sprezza,
Poi bramerà ne le mie rime accolta,
14Rinovellarsi qual Fenice in foco.
- 1a. «Vedrò da gli anni»: tratta uno argomento trattato prima da HORATIO: «O superba, et Veneris muneribus potens» et poi dal BEMBO: «O crudele, o superba, o di bellezza | E d'ogni don del ciel ricca e possente».
- 4. «Che la Natura e l'arte increspa e dora»: a la natura attribuisce l'indorare, cioè il far simile a l'oro; a l'arte l'increspare, che volgarmente si dice far i ricci, usanza comune de le donne d'Italia.
- 5. «E su le rose, ond'ella il viso infiora»: «ella» si referisce a la natura, cioè sovra il vermiglio color de le gote.
- 6. «Spargere il verno poi nevi e pruine»: «verno» chiama la vecchiezza metaforicamente; «nevi e pruine» il color, in questo luogo i colori, del volto già invecchiato e fatto esangue. E continua ne la metafora de la rosa.
- 7a. «Così il fasto e l'orgoglio»: cioè la superbia nata da la bellezza.
- 9. «Sol penitenza all'hor di sua bellezza»: de la bellezza male usata, o troppo superbamente estimata.
- 12. «E se pur tanto»: crescerà con l'età il desiderio di fama; et in ciò si dimostra il Poeta assai più modesto d'HORATIO e de gli altri che scrissero in questa materia, parlando de la sua Donna e de la vecchiezza medesima con maggior riverenza.