CXXIV
Loda un lavoro fatto da la sua Donna, assomigliandolo ad un cielo stellato.
O bella man, che nel felice giorno,
Fra pretiose gemme e dolci odori,
Il serico trapunto e i nostri cori
4Passavi insieme, e saettavi intorno,
Quando pria rimirai nel seno adorno
Le variate forme e i bei colori:
- È prato (dissi) d'odorati fiori
8Questo, ch'a gli altri fa vergogna e scorno? -
Pur mi raccolsi, e nel leggiadro velo
Io riconobbi la mirabil arte,
11E d'angelica man l'opra ingegnosa,
Simile a quella che figura in Cielo
Tante imagini vaghe, e ben comparte
14Le chiare stelle ne la notte ombrosa.
- 1. «O bella man, che nel felice giorno»: «felice» il chiama, per la vista de la sua Donna.
- 2. «Fra pretiose gemme e dolci odori»: intende quelle gemme che portava ne le dita, e de gli odori del coscino profumato, e forse de le gioie ch'erano nel ricamo stesso.
- 3a. «Il serico trapunto»: così chiamò il PETRARCA: «D'un bello aurato, e serico trapunto».
- 6a. «Le variate forme»: cioè fatte variamente, per dimostrar l'eccellenza de l'arte, ne la quale dee mostrarsi gran varietà.
- 7a. «È prato, dissi»: il ricamo era a tronchi, a foglie et a fiori. Però il Poeta mostra di dubitar se fossero fiori naturali.
- 9a. «Pur mi raccolsi»: cioè doppo il dubbio e doppo lo stupore.
- 10. «Io riconobbi la mirabil arte»: loda l'arte e l'opera, assomigliandola per l'eccellenza ad un cielo sparso di stelle. Perchè le stelle ancora furono chiamate «fiori del cielo».