CXXX
Dimostra come nel nascimento del sole egli si mova a cercar la sua Donna.
Quando l'Alba si leva e si rimira
Ne lo specchio de l'onde, allhora i' sento
Le verdi fronde mormorar al vento,
4E così nel mio petto il cor sospira.
E l'Aurora mia cerco; e s'ella gira
Ver me le luci, mi può far contento;
E veggio i nodi che fuggir son lento,
8Da cui l'auro hora perde, e men si mira.
Nè innanzi al novo sol, tra fresche brine,
Dimostra in ciel serern chioma sì vaga
11La bella amica di Titon geloso,
Come in candida fronte è il biondo crine,
Ma non pare ella mai schifa nè vaga,
14Per giovenetto amante o vecchio sposo.
- 1a. «Quando l'Alba si leva»: è simile a quello: «Et gli amanti pungea quella stagione | Che per usanza a lacrimar gli appella».
- 5a. «E l'Aurora mia cerco»: scherza vagamente su 'l nome de l'Aurora e de la sua donna.
- 7a. «E veggio i nodi»: le treccie annodate a la testa.
- 9a. «Nè innanzi al novo sol»: paragona la sua Donna a l'Aurora.
- 12a. «Ma non pare ella»: dimostra la virtù dela S[ignora] L[aura] et insieme la felicità: la virtù perchè non era accesa di giovane amante, come si dice che l'Aurora fosse innamorata di Cefalo; la felicità perchè non hebbe vecchio marito, come si favoleggia de l'Aurora, a cui fu dato per marito Titone, benchè DANTE la chiami concubina: «La concubina di Titone antico | Già s'imbiancava al balzo d'Oriente».