LXXXVIII
Si duole che le sue lettere siano mostrate con suo disprezzo, sperando dal suo sdegno altretanto piacere, quanto gli prometteva l'amore.
Quella secreta carta, ove l'interno
E chiuso affetto mio, ch'adorno in rime
In poche note e 'n puro stil s'esprime,
4Voi dimostrando, mi prendeste a scherno.
Nè solo con questi occhi homai discerno
Che mal gradite il mio cantar sublime;
Ma con essi veggio io, come e' si stime
8Favola vile, e con mio sdegno eterno.
Hor quanto di voi speri, Amor se 'l vede,
Mentre ei guarda e consente, e se n'infinge
11Che riveliate i miei pensier secreti.
Ma par che sdegno anco sperar mi vieti
Quel ch'io sperava, e dolce a l'alma hor finge
14La vendetta via più d'ogni mercede.
- 1a. «Quella secreta carta»: intende d'una lettera amorosa scritta con poche parole, ma con molto affetto.
- 4a. «Voi dimostrando»: il disprezzo consiste nel palesare le cose che 'l Poeta voleva tener occulte.
- 5a. «Nè solo con questi occhi»: detto con maggior espressione.
- 6. «Che mal gradite il mio cantar sublime» è lecito alcuna volta il lodarsi e conviene a' poeti per antica usanza.
- 7b-8a. «come e' si stime | Favola vile»: cioè ignobile, come son le comedie, e l'altre sì fatte.
- 9. «Hor quanto di voi speri, Amor se 'l vede»: cioè il vostro amore, il quale è volto ad altra parte e sa ch'io non ho corrispondenza.
- 12. «Ma par che sdegno»: lo sdegno non consente ch'io speri la vostra gratia, com'io sperava, ma quella d'altri, con la quale io possa vendicarmi.
- 13-14. «e dolce a l'alma hor finge | La vendetta via più d'ogni mercede»: la vendetta è in guisa dolce, che fa dolce l'ira, come disse DANTE: «Dolce fa l'ira tua nel tuo secreto». E prima HOMERO haveva detto che l'ira era più dolce del mele. E ciò ARISTOTELE estimò ch'avvenisse per la speranza de la vendetta, come si legge nel secondo de la sua Retorica.