Rime. Parte prima

Insieme editoriale: Rime

Nel 1591, qualche anno dopo la sua liberazione da Sant’Anna, Torquato Tasso dà alle stampe un libro di rime d’amore, licenziato per i tipi dell’editore mantovano Francesco Osanna. Si tratta di un traguardo importante per il poeta: dopo un lungo e tormentato processo di riscrittura e riordinamento del proprio materiale lirico, Tasso pubblica il suo definitivo canzoniere di rime amorose, nonché la sua prima raccolta d’autore. Nella dedicatoria al duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, finanziatore del volume e figura importante per l’ultima stagione poetica tassiana, la vigilanza del poeta è rimarcata con chiarezza: «Però supplico V[ostra] Alt[ezza] che raccoglia sotto la sua protettione questo primo libro de le mie rime da me stesso raccolte e ordinate. In questo Amore esce dalla confusione in quella guisa, che da gli antichi poeti fu descritto, che uscisse dal seno del Chaos» (p. 353, ed. De Maldé). La precisazione non è secondaria giacché, da circa una decina d’anni, Tasso lamentava la confusa circolazione delle sue rime in volumi pubblicati, a stretto giro, da vari editori (Baldini, Vasalini, Manuzio), sempre senza il suo controllo e, non di rado, in una veste testuale scorretta.

La stampa Osanna, come è spesso denominata, costituisce il primo tassello di un più ampio progetto editoriale che, nelle intenzioni dell’autore, mirava ad essere tripartito in base a ragioni di ordine tematico (rime amorose, encomiastiche e sacre), in linea con un gusto macro-strutturale diffuso alla fine del secolo. La propensione tassiana per questa disposizione del materiale poetico è resa manifesta all’interno di alcuni suoi scambi epistolari. Ad esempio, nel novembre del 1589, rivolgendosi ad Antonio Costantini, scrive: «Vorrei che le rime e le prose fossero stampate separatamente in bellissima stampa, in foglio, o almeno in quarto; e che l’une e l’altre fossero distinte in tre volumi: quelle, d’amori, e di lodi, e di composizioni sacre o spirituali, che vogliamo chiamarle» (Lettere n. 1184). Due anni dopo la pubblicazione delle Rime d’amore, Tasso consegna ai torchi un libro di poesie encomiastiche, le Rime. Parte seconda (1593), edite dal tipografo bresciano Marchetti; la terza parte, di soggetto spirituale, non vedrà mai la luce.

Il volume delle Rime d’amore (1591), costituito da centottanta componimenti, «per certi versi riprende alcune linee già tracciate nel Chigiano, ma le colloca in un organismo del tutto nuovo» (Tomasi 2023, p. 45). Qualche anno prima, tra il 1583 e il 1584, Tasso aveva cominciato ad allestire un primo canzoniere amoroso, silloge autografa mai andata a stampa, oggi custodita presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (Chigiano L VIII 302, oggi noto come Codice Chigiano). Benché incompleto, e definitivamente abbandonato dall’autore nel corso del 1586, il codice costituisce un importante antecedente per la stampa del 1591. Tuttavia le due raccolte differiscono sensibilmente per assetto complessivo: l’edizione Osanna presenta una parabola narrativa a campata unica (e non bipartita, come nella raccolta manoscritta) e, soprattutto, introduce un fitto autocommento, mirato a valorizzare il dialogo tassiano con una precisa tradizione letteraria e filosofica. L’autore rilegge i propri componimenti alla luce di un’articolata filiera intertestuale, nella quale non manca di esplicitare il debito della lirica greca e latina, nonché petrarchesca e contemporanea; sul fronte filosofico, abbondano i riferimenti soprattutto alle teorie platoniche e aristoteliche. La colta puntualizzazione di tutti questi interlocutori, alla base di un complesso rapporto di emulazione e imitazione, consente a Tasso di presentarsi al pubblico «come poeta dotto e filosofo» (Puzzo 2023, p. 13), sovrapponendo «la scrittura dell’autore alla voce dell’io lirico, la verità alla finzione» (ivi, p. 23). Nell’orizzonte cinquecentesco, Tasso non è certo il primo ad accompagnare la pubblicazione dei propri versi con una fitta trama di chiose esplicative. Come ha dimostrato Paolo Zaja (2021), dopo gli anni Settanta, il ricorso a questa tipologia di paratesto diventa sempre più consueto, e lo stesso Tasso non mancherà di riservirsene anche nel secondo libro delle sue Rime (1593). Eppure, l’autocommento tassiano alle poesie amorose si distingue per indubbia importanza, alla luce sia dei numerosi e colti rimandi della trama esegetica (meritevoli di delineare, in un certo qual modo, la biblioteca di Tasso), sia per la sua funzione di «autocanonizzazione» (Regn 2019). Per un’analisi approfondita dell’autocommento delle Rime amorose si rimanda, oltre agli studi già citati, anche ai lavori di Ardissino 2002b, De Maldé 2008, Martignone 2012 e, più recentemente, Incandela 2023.

Nel canzoniere Osanna, la cui trama retorica è stata approfondita da Cristina Teresa Penna (2020), si riconosce una parabola narrativa vagamente autobiografica, fondata sugli amori del Tasso per la damigella ferrarese Lucrezia Bendidio, conosciuta in gioventù, e per la mantovana Laura Peperara (per i suoi rapporti con il poeta vd. Durante - Martellotti 2010). Se è vero che entrambe le donne sono al centro già dell’operazione lirica del Chigiano, il tracciato complessivo sembra essere ora «più sfumato, per dare invece piena importanza alla narrazione di un’avventura, passionale e insieme reale, di chiara impronta filosofico-conoscitiva» (Tomasi 2023, p. 46). In altri termini, la stampa Osanna dà voce a «una raccolta sugli amori che nascono da Amore» (Puzzo 2023, p. 25), nella molteplicità delle sue manifestazioni possibili. La critica si è a lungo soffermata sullo statuto dell’operazione tassiana, soprattutto in relazione al modello del romanzo lirico petrarchesco (da ultimo si veda Puzzo 2023, pp. 23-30). Per esempio, Alessandro Martini (1984), pur ammettendo la dissoluzione dell’architettura petrarchesca, vi riconosce una trama scandita da precisi episodi, raggruppabili in cinque momenti (ivi, p. 101): l’innamoramento e la lode dell’amata; la partenza di lei, le nozze di Lucrezia Bendidio e il successivo ricongiungimento; l’allontanamento del poeta e la sua fedeltà amorosa; la crudeltà della donna; l’oscillazione di sdegno, vendetta e pentimento dell’io. Se Vercingetorige Martignone (1995) accoglie, seppur con qualche riserva, questa interpretazione, Bruno Basile sostiene che l’Osanna assomigli più ad un’antologia che a un canzoniere unitario (1984, p. 137); Cristina Cabani riconosce invece la compattezza di questo «insolito canzoniere» non nella sua trama narrativa, bensì nella «continua rielaborazione interiore del fatto amoroso» (2018, p. 67).
Nel corso degli ultimi anni il canzoniere Osanna, il cui testo è oggi disponibile nell’edizione a cura di Vania De Maldé (2016a), ha goduto di una certa attenzione critica. Affondi esegetici su alcuni dei suoi testi si leggono in Tomasi 2012 e 2013, letture rispettivamente del sonetto Arsi gran tempo e del mio indegno e della canzone Quel generoso mio guerriero interno (nn. 91 e 104, con riferimento alla numerazione dell’edizione De Maldé 2016a, da cui si cita). Salvatore Ritrovato (2015b) analizza il madrigale Ecco mormorar l’onde (n. 129), mentre Vania De Maldé (2016b) approfondisce uno degli ultimi sonetti del canzoniere, Padre del Cielo, hor ch’atra nube il calle (n. 178). Ai componimenti posti in conclusione del canzoniere si rivolge invece lo studio di Massimo Castellozzi (2017), che ne discute l’intarsio filosofico, mentre un saggio di Marika Incandela (2021) esamina il profilo metrico delle cinque canzoni che compongono la silloge. Infine, Cristina Teresa Penna orienta l’indagine sulle tessere petrarchesche che punteggiano l’opera (2019), sui vari componimenti di gelosia che affollano soprattutto la seconda parte della raccolta (2023) e sui passaggi liminari del libro (2022).

Struttura

Serie lineare di centottanta componimenti (146 sonetti, 16 madrigali, 9 ballate, 5 canzoni, 2 sestine, 2 stanze), corredati da un argomento introduttivo e un’esposizione esegetica.

Storia del testo

Nella lettera prefatoria ai lettori, posta in apertura delle Rime amorose (1591), l’editore Francesco Osanna sottolinea il tasso di novità del volume, collettore di testi a quell’altezza già largamente noti, ma sensibilmente rimaneggiati dal poeta: «Le Rime et compositioni del Sig[nor] Torquato Tasso sin hora sono state lette da gli amici de la Poesia et de la novità: hora, c’egli medesimo l’ha raccolte, ordinate et accresciute, doppo molti anni che sono andate con molta confusione et con poco ornamento per le mani de gli huomini» (p. 353, ed. De Maldé). In effetti centoquarantadue liriche della stampa Osanna avevano già goduto di una fortuna editoriale, e fra queste una trentina figuravano già nella silloge eterea del 1567 (per un quadro dettagliato della situazione è fondamentale lo studio di De Maldé 2016a, pp. X-CIII; utili considerazioni anche in Isella 2009b). In realtà, oltre a correggere i propri testi, disporli in un nuovo ordine e corredarli di un fitto autocommento, Tasso non manca di arricchire il volume pure con nuove composizioni poetiche (nn. 4-7, 9-12, 14, 24, 30-31, 36, 39-40, 44, 46, 53-54, 56-57, 61-62, 67, 76, 81, 84-85, 87, 93, 105, 137, 138, 165-166, 170-171, 180). Tra queste spicca per interesse il sonetto Voi, che pur numerate i nostri amori (n. 105), posto in corrispondenza di quella che era la cesura tra le due sezioni del Chigiano, con l’obiettivo ora di saldarne invece le parti. Come si è detto, il codice Chigiano, pur con le dovute differenze, consiste in un precedente imprescindibile per l’allestimento della stampa Osanna, in quanto non solo rappresenta il primo tentativo tassiano di approntare un canzoniere d’amore, ma ben novantuno dei suoi componimenti confluiscono fra le successive Rime amorose, pur rimaneggiati nella loro veste testuale e, talvolta, anche metrica (su quest’ultimo punto vd. Colussi 2007).

Per comprendere i passaggi che hanno portato Tasso al definitivo ordinamento del proprio libro di rime amorose (1591) occorre, dunque, fare un passo indietro. A partire dai primi anni della reclusione a Sant’Anna Tasso aveva avviato un meticoloso lavoro di sistemazione dei propri esercizi lirici, mosso dal desiderio di organizzarne ordinatamente la disposizione e attuare una revisione dei propri versi, contraddistinta spesso da continui ripensamenti e tormentate riscritture. Il canzoniere Chigiano, confezionato tra il 1583 e il 1584, testimonia la prima fase di questo processo compositivo, abbandonato nel corso del 1586 quando, insoddisfatto, il poeta si accinge a risistemare i propri testi nella direzione di quella che sarà l’articolazione della stampa Osanna (Martini 1984, p. 83). In quel periodo Tasso manifesta ripetutamente il desiderio di correggere le proprie rime (Lettere n. 508), incominciando a trascriverne alcune in un «libro» (Lettere n. 633), identificato da Luca Milite (1990) nel manoscritto della Biblioteca Estense di Modena It. 285 = alfa.V.7.8, comunemente noto come E1 (qui Rime. Prima raccolta estense). Nel corso del 1587 Tasso continua a lavorare alla preparazione di un nuovo canzoniere, mostrandosi determinato a licenziarne un’edizione definitiva e autorevole (Lettere n. 955). Nel frattempo, il poeta si impegna per recuperare il materiale che aveva precedentemente affidato a terzi, in particolare a Giovan Battista Licino, e, parallelamente, confeziona altri importanti quaderni di lavoro, ossia un secondo manoscritto estense (E2, qui Rime. Seconda raccolta estense) e uno fiorentino (P1, ms. Biblioteca Nazionale di Firenze, Banco Rari 212), preparatori in vista delle successive edizioni a stampa delle sue rime.

Nonostante la continua e costante irrequietudine nei confronti del proprio lavoro (Lettere nn. 1030, 1084, 1109, 1115), in una lettera a Giovan Battista Licino del 14 settembre 1588, Torquato si mostra convinto dell’ordinamento dato ai propri componimenti, ritenuti pronti per essere licenziati: «Ho disposto le mie rime in buonissimo ordine; però vorrei che vi ricordaste quanto la stampa mi sia a cuore» (Lettere n. 1030). In realtà, i lavori di revisione proseguono pure nel corso dei mesi successivi, come si evince da una lettera spedita all’amico Antonio Costantini del marzo 1589: «sono ancora occupatissimo ne la revisione de le mie rime» (Lettere n. 1109). Di pari passo, Tasso si cimenta con la stesura dell’autocommento, da collocarsi tra il 1589 e, al più tardi, i primi mesi del 1590 (De Maldé 2016a, p. XXII): sappiamo, infatti che, all’altezza di aprile, il poeta aveva ormai predisposto un codice preparatorio per la stampa, lasciato al padre Niccolò degli Oddi poco prima della sua partenza per la Toscana (ivi, p. XVI).

A causa della mancanza di propri mezzi economici, Tasso si scontra con la difficoltà di trovare un tipografo a cui consegnare le proprie rime, affidate infine a Francesco Osanna, stampatore al servizio del duca di Mantova. L’intero processo di stampa determina vari dissapori fra Tasso e l’editore e, all’indomani della pubblicazione, il poeta si lamenta quasi subito della scorrettezza del risultato (es. Lettere n. 1406). Di lì a poco, nel 1592, l’editore bresciano Pietro Marchetti ripubblica il volume, alimentando ulteriormente la delusione del poeta: «Nel libro ristampato in Brescia sono i medesimi errori ch’erano ne l’altro prima stampato in Mantova; e per mia openione ve n’è qualcuno di più» (Lettere n. 1418, diretta a Pietro Marchetti in data 28 agosto 1592).

Profondamente amareggiato, Tasso continua a correggere ossessivamente le proprie rime per tutto il 1593, nella speranza, rimasta poi disattesa, di trovare un nuovo editore disposto a ripubblicare le poesie, emendate delle molte inesattezze e nuovamente risistemate. Il fitto lavorio variantistico elaborato dall’autore in vista di quest’auspicata ristampa trova testimonianza in un paio di postillati dell’edizione Osanna, individuati per primo da Lanfranco Caretti (1973c) e oggi analizzati da Vania De Maldé (2016a, pp. XXVI-XXXI): Ber (Bergamo, Biblioteca Angelo Mai, Tassiana L. 4. 2), dove sono annotati sessantasei componimenti tra correzioni e varianti; e Mi (Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, AB 11 34) che registra settantun interventi correttivi, dei quali circa una quarantina già in Ber. Per uno studio dei postillati si rimanda anche a De Maldé 1978 e Russo 2022, pp. 382-383 e 387.
Malgrado gli sforzi e le continue preghiere a vari amici e interlocutori, Tasso, non senza un amaro dispiacere, vede naufragare il proprio desiderio di stampare nuovamente il proprio canzoniere amoroso, in una forma da lui supervisionata e definitivamente sanata delle precedenti corruzioni. Nonostante la sua scarsa fortuna editoriale, la silloge amorosa di Tasso è destinata a rivestire un ruolo cruciale nel panorama della lirica dell’epoca diventando presto oggetto anche di una riscrittura spirituale ad opera di Crisippo Selva, pubblicata nel 1611 (su quest’ultima vd. Torre 2023b).

Date di elaborazione

1586-1591


Prima edizione
  • Tasso 1591a = Torquato Tasso, Delle rime del Sig. Torquato Tasso parte prima. Di nuovo dal medesimo in questa nuova impressione ordinate, corrette, accresciute, et date in luce. Con l’espositione dello stesso autore. Onde potranno i giudiciosi lettori agevolmente conoscere gli infiniti miglioramenti, mutationi, et additioni loro; et quanto queste da quelle per l’adietro stampate sien differenti. Con due tavole, l’una de’ principij delle rime; et l’altra de gli autori citati nella loro espositione, In Mantova, per Francesco Osanna stampator ducale, 1591

Edizione di riferimento
  • Tasso 2016 = Torquato Tasso, Rime. Prima Parte - Tomo II. Rime d’amore con l’esposizione dello stesso Autore (secondo la stampa di Mantova, Osanna, 1591), edizione critica a cura di Vania De Maldé, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Edizione nazionale delle Opere di Torquato Tasso, vol. IV)

Bibliografia
  • Tasso 1592 = Torquato Tasso, Delle rime del sig. Torquato Tasso, parte prima [- seconda]. Di nouo dal medesimo in questa nuoua impressione ordinate, corrette, accresciute, & date in luce. Con l'espositione dello stesso autore. Onde potranno i giudiciosi lettori ageuolmente conoscere gli infiniti miglioramenti, mutationi, & additioni loro; & quanto queste da quelle per l'adietro stampate sien differenti, In Brescia, appresso Pietro Maria Marchetti, 1592
  • Caretti 1973c = Lanfranco Caretti, Correzioni autografe all’editio princeps delle “Rime amorose” del Tasso, in Lanfranco Caretti, Studi sulle rime del Tasso, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1973, pp. 115-134
  • De Maldé 1978 = Vania De Maldé, Per la datazione dei postillati autografi Ber e Mi, in «Studi tassiani», XXVII, 1978, pp. 119-125
  • Basile 1984 = Bruno Basile, Poëta melancholicus: tradizione classica e follia nell'ultimo Tasso, Pisa, Pacini, 1984
  • Martini 1984 = Alessandro Martini, Amore esce dal caos. L’organizzazione tematico-narrativa delle rime amorose del Tasso, in «Filologia e critica», IX/1, 1984, pp. 78-121
  • Milite 1990 = Luca Milite, I manoscritti E1 ed F2 delle Rime del Tasso, in «Studi tassiani», XXXVIII, 1990, pp. 41-70
  • Martignone 1995 = Vercingetorige Martignone, Varianti d’autore tassiane: un sondaggio sulle Rime amorose, in «Italianistica», 24, 1995, pp. 427-435
  • Ardissino 2002b = Erminia Ardissino, Commento e autocommento in Tasso. La lirica, in Il canone e la biblioteca. Costruzioni e decostruzioni della tradizione letteraria italiana, a cura di Amedeo Quondam, 2 voll., Roma, Bulzoni, 2002, pp. 231-244
  • Colussi 2007 = Davide Colussi, Instabilità metrica di due liriche tassiane, in Studi in onore di Pier Vincenzo Mengaldo per i suoi settant’anni, a cura degli allievi padovani, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2007, pp. 561-583
  • De Maldé 2008 = Vania De Maldé, Torquato Tasso. Auto-commento alle Rime (1591), in Filologia e storia letteraria. Studi per Roberto Tissoni, a cura di Carlo Caruso e Walter Spaggiari, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2008, pp. 239-250
  • Isella 2009b = Dante Isella, Per un’edizione delle Rime amorose del Tasso, in Dante Isella, Le carte mescolate vecchie e nuove, a cura di Silvia Isella Brusamolino, Torino, Einaudi, 2009, pp. 51-114
  • Durante - Martellotti 2010 = Elio Durante - Anna Martellotti, «Giovinetta peregrina». La vera storia di Laura Peperara e Torquato Tasso, Firenze, Olschki, 2010
  • Tomasi 2012 = Franco Tomasi, Lettura di Arsi gran tempo e del mio foco indegno di Torquato Tasso, in «Italique», XV, 2012, pp. 47-72
  • Martignone 2012 = Vercingetorige Martignone, Esemplarità e distacco: l’autoesegesi tassiana alle rime d’amore, in Il poeta e il suo pubblico. Lettura e commento dei testi lirici nel Cinquecento. Atti del Convegno di Ginevra, 15-17 maggio 2008, a cura di Massimo Danzi e Roberto Leporatti, Genève, Droz, 2012, pp. 309-406
  • Tomasi 2013 = Franco Tomasi, La canzone Quel generoso mio guerriero interno di Torquato Tasso, in Le rime del Tasso: esegesi e tradizione, a cura di Emilio Russo e Franco Tomasi, Roma, L'Erma di Bretschneider (n. mon. «L’Ellisse», VIII/2), 2013, pp. 99-120
  • Ritrovato 2015b = Salvatore Ritrovato, «Ecco mormorar l’onde». Un esercizio di lettura, in Salvatore Ritrovato, Studi sul madrigale cinquecentesco, Roma, Salerno Editrice, 2015, pp. 113-130
  • De Maldé 2016 = Vania De Maldé, Il sacro nel canzoniere amoroso. Lettura di “Padre del ciel, or ch’atra nube il calle”, in Senza te son nulla. Studi sulla poesia sacra di Torquato Tasso, a cura di Marco Corradini e Ottavio Ghidini, Roma-Milano, Edizioni di storia e letteratura-Centro culturale Alle Grazie-Padri domenicani, 2016, pp. 1-18
  • De Maldé 2016a = Vania De Maldé, Nota al testo, in Torquato Tasso, Rime. Prima Parte - Tomo II. Rime d’amore con l’esposizione dello stesso Autore (secondo la stampa di Mantova, Osanna, 1591), edizione critica a cura di Vania De Maldé, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Edizione nazionale delle Opere di Torquato Tasso, vol. IV), IX-CII
  • Castellozzi 2017 = Massimo Castellozzi, Nota in margine al finale delle Rime d’amore di Torquato Tasso, in L’Italianistica oggi: ricerca e didattica, Atti del XIX Congresso dell’ADI - Associazione degli Italianisti (Roma, 9-12 settembre 2015), Beatrice Alfonzetti, Teresa Cancro, Valeria Di Iasio, Ester Pietrobon, Roma, Adi editore, 2017
  • Puzzo 2018 = Giulia Puzzo, Il laboratorio tassiano della stampa Osanna. In margine all’edizione critica delle Rime d’amore, in «Filologia e critica», XLIII, 2018, pp. 161-201
  • Cabani 2018 = Maria Cristina Cabani, Immagine e immaginazione nelle Rime del Tasso in Tasso und die bildenden Künste. Dialoge, Spiegelungen, Transformationen,, a cura di V. Sebastian Schültze und Maria Antonietta Terzoli, Berlin, De Gruyter, 2018
  • Penna 2020 = Cristina Teresa Penna, Per «agguagliar il suon de l’arme»: La gravitas del Tasso lirico nell’edizione Osanna 1591, tesi di dottorato, Università degli Studi di Pavia, tutor prof. Rossano Pestarino, A.A. 2019-2020
  • Regn 2019 = Gerhard Regn, Idea della lirica e poetica del piacere: l’autocommento delle rime amorose di Torquato Tasso come strumento di autocanonizzazione,, in Forme e funzioni dell’esegesi nel Rinascimento, a cura di Andrea Torre, Pisa, Edizioni della Normale (num. mon. «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa»,11/2), 2019, pp. 439-466
  • Penna 2019 = Cristina Teresa Penna, Una parodia involontaria? Tessere petrarchesche nel canzoniere amoroso di Torquato Tasso, in «I’ sono innamorato, ma non tanto». Le forme della parodia nella letteratura italiana, Atti del convegno (Università di Pavia, 14-15 novembre 2018), a cura di Giada Cipollone, Federica Massia, Giacomo Micheletti, Firenze, Franco Cesati (num. mon. «Studi italiani» 31/2), 2019, pp. 63-75
  • Zaja 2021 = Paolo Zaja, «Essere interprete de’ miei sonetti» Appunti su tre libri di rime con autocommento del secondo Cinquecento, in Il libro di rime tra secondo Cinquecento e primo Seicento, a cura di Valeria Di Iasio e Franco Tomasi, Genève, Droz (num. mon. «Italique», XXIV), 2021, pp. 109-134
  • Incandela 2021 = Marika Incandela, Osservazioni su strutture e forme della canzone «Osanna», in «Studi tassiani», LXIX, 2021, pp. 155-182
  • Incandela 2023 = Marika Incandela, Per uno studio dell’autocommento tassiano alle rime amorose, tesi di dottorato, Università di Siena, tutor proff. Natascia Tonelli e Matteo Residori, A.A. 2022-2023
  • Penna 2022 = Cristina Teresa Penna, Èpos, encomio e suggestioni epigrammatiche: in limine al canzoniere amoroso di Torquato Tasso, in «Critica letteraria», 195, 2022, pp. 237-255
  • Russo 2022 = Emilio Russo, Torquato Tasso, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento. III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo (con la consulenza paleografica di Antonio Ciaralli), Roma, Salerno, 2022
  • Tomasi 2023 = Franco Tomasi, Le Rime: un esercizio trentennale, in Tasso, a cura di Emilio Russo e Franco Tomasi, Roma, Carocci, 2023, pp. 37-56
  • Puzzo 2023 = Giulia Puzzo, Eccessi d’amore. Sull’autocommento di Torquato Tasso alle Rime amorose, Milano, Bit&s, 2023
  • Torre 2023b = Andrea Torre, Correggere e interpretare. Una riscrittura spirituale delle Rime amorose di Tasso, in Prospettive sulle rime di Torquato Tasso, a cura di Andrea Torre, Ancona, Affinità elettive, 2023, pp. 267-315
  • Penna 2023 = Cristina Teresa Penna, «Quale stormo d’augei notturno e fosco»: forme della Gelosia nel canzoniere amoroso di Torquato Tasso, in «Strumenti critici», 2/23, 2023, pp. 343-360

Risorse correlate

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