CLVIII

Dice di non haver conosciuta la sua Donna in maschera a gli occhi abbagliati dal soverchio lume.

Eran velati i crespi e biondi crini
E 'l bel vermiglio e 'l candido colore,
E la bocca che spira un dolce odore,
4Fra perle orientali e fra rubini;
E breve spatio dentro a' suoi confini
Rinchiudea maestà, gratia et honore,
E solo in voi si discopriva Amore
8E da voi saettava, occhi divini.
E tanto m'abbagliò la vista ardita,
Che pien di maraviglia e pien d'oblio,
11Non conobbi lo stral, nè la ferita.
- Lasso, deh, chi m'inganna (allhor diss'io),
Lumi sereni de la oscura vita:
14S'erro, vostra la colpa, e 'l danno è mio. -

  • 1-3. «Eran velati i crespi, e biondi crini | E 'l bel vermiglio, e 'l candido colore, | E la bocca»: o è Sylepsis, figura così chiamata, o «velati» dice metaforicamente per coperti, trasportando il nome da una specie di ricoprire a l'altra.
  • 5a. «E breve spatio»: quello ch'era coperto da la maschera.
  • 9. «E tanto m'abbagliò la vista ardita»: «ardita» la chiama, perchè troppo vitiosamente cercava di riconoscerla.
  • 12a. «Lasso, deh m'inganna»: affettuosa dimanda e piena di maraviglia, parendogli che la luce che discuopre tutte le cose, non possa esser cagione d'errore. Avvegnache ciò sia proprio de le tenebre ne le quali le cose non sono riconosciute.