CLXXI

Parla del suo amore sotto metafora di fuoco e de la sua Donna sotto quella de l'aura.

Poi che non spira al mio soave foco,
Amor, come solea, placida l'aura,
Chi temprerà questa amorosa fiamma?
Qual troverò solinga e chiara fonte,
5Cinta di lauri, o quale ombroso rivo,
Mentre io mi sfaccio a sì lucenti raggi?
Ahi, soavi ben furo e dolci i raggi
Ch'acceser già ne l'alma il dolce foco,
Struggendo il gelo interno in caldo rivo,
10E movendo i sospiri a guisa d'aura,
Mentre d'ogni pietà la viva fonte
Diè qualche refrigerio a tanta fiamma.
D'Etna somiglia pur l'accesa fiamma
O di Fetonte travïato i raggi,
15Quando s'ascose ne l'occulto fonte
Il Nilo, per fuggir l'ardente foco;
Nè da l'Istro o dal Reno, o vento od aura
Soffiar potea, non che da secco rivo.
Che giova, oimè, versar nel seno un rivo
20Se cresce al suo stillar la crudel fiamma,
E de' lamenti miei s'accende a l'aura?
Se non manca homai l'esca a questi raggi,
Io fontana sarò di vivo foco,
Nè mi varrà ch'io mi converta in fonte.
25Perchè la dolce mia tranquilla fonte
Più non mi scampi, o fiume algente o rivo,
Fuggirò il foco in mezo al novo foco
E le mie fiamme struggerà la fiamma
Che nacque in me da gli amorosi raggi,
30Mentre io gioiva, il seno aprendo a l'aura.
O lauri, o palme, ove giacendo a l'aura
Per dolcezza languiva, o bella fonte
In cui già viddi tremolare i raggi,
O solitaria chiostra, o vago rivo,
35S'io trovo ancor quella mia cara fiamma,
Tra i fiori e l'herbe, ov'è sparito il foco?
O s'estingua il mio foco, o spiri l'aura,
O s'adombrino i raggi, o cresca il rivo,
E se scalda la fiamma, instilli il fonte.

  • 1. «Poi che non spira al mio soave foco»: al mio ardente desiderio.
  • 2. «Amor, come solea, placida l'aura»: cioè il favor de la sua Donna, o per disdegno o per altra cagione.
  • 3a. «Chi temprerà»: qual altra donna, overo in qual parte solitaria potrò ritirami per intepidire il mio amore.
  • 7. «Ahi, soavi ben furo e dolci i raggi»: chiama «raggi» gli sguardi de la sua Donna, ch'accesero il suo amore, e lei medesma fonte di pietà.
  • 13a. «D'Etna somiglia»: assomiglia il suo amore a l'incendio d'Etna et a quel di Fetonte, il qual chiama [14] «traviato», perchè nel carreggiare uscì del zodiaco, detto altrimenti il cerchio de gli animali, per lo quale il sole si move continuamente.
  • 15. «Quando s'ascose ne l'occulto fonte»: leggi di ciò OVIDIO, nel secondo de le Trasmutationi.
  • 19a. «Che giova, oimè»: dimostra come il suo amore più s'accenda con la similitudine de la fiamma che s'accresce per vento, e del ferro infocato che più s'infiamma per l'acqua spruzzata.
  • 22a. «Se non manca homai l'esca»: cioè il nutrimento de' miei pensieri, havendo assomigliato il suo incendio ad Etna, convenevolmente soggiunge: [23]:
  • 23. «Io fontana sarò di vivo foco»: ad imitatione di PINDARO, il qual disse: «Ταῖ ερενγνονται μέν απλα | Του τυρὸς ἁγνόταται | Ἐκ μιχῶν παγαι»
  • 27-28. «Fuggirò il foco in mezo al novo foco | E le mie fiamme struggerà la fiamma»: ad imitatione d'AUGUSTO, in que' versi [d.].
  • 31a. «O lauri»: affettuosa conversione.
  • 35b. «quella mia cara fiamma»: il mio amore, o la mia amorosa poesia.
  • 36b. «ov'è sparito il foco»: cioè la mia Donna.
  • 37a. «O s'estingua il mio foco»: desidera o che 'l suo amore habbia fine, o che la sua Donna gli sia pietosa.